NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Sangue al Baraccano di Bologna, i deliri dell’aggressore: “Mi tolgono i bambini, potrei fare una follia”

L’accoltellatore, Paolo Tiralongo, aveva già un precedente analogo. Non è chiaro se avesse avuto rapporti diretti con la vittima. Il capo della Squadra mobile Pititto: "Era determinato a uccidere"

Bologna, 4 agosto 2024 – Da anni Paolo Tiralongo covava la sua rabbia. "Prima o poi faccio una follia, perdo la testa", diceva nei momenti di sfogo. Ce l’aveva con i giudici e i servizi sociali, a suo dire responsabili dell’allontanamento dei due figli, affidati in via esclusiva alla moglie diversi anni fa.

Quelle minacce, però, non è erano mai dirette contro qualcuno in particolare. Mai contro la moglie. E mai contro Domenico Pennizzotto, il dipendente comunale che venerdì pomeriggio è diventato la sua ‘vittima sacrificale’. Tiralongo, cinquantasettenne siciliano da anni trapiantato sotto le Due Torri, un passato di piccoli reati, aveva un precedente importante, risalente al dicembre 2018: dopo la separazione con la moglie, aveva accoltellato il nuovo compagno di lei. L’uomo se l’era cavata con ferite lievi, Tiralongo era stato arrestato dai carabinieri.

Sangue al Baraccano, accoltella Domenico Pennizzotto, il dipendente comunale che venerdì pomeriggio è diventato la ‘vittima sacrificale’ di Paolo Tiralongo
Sangue al Baraccano, accoltella Domenico Pennizzotto, il dipendente comunale che venerdì pomeriggio è diventato la ‘vittima sacrificale’ di Paolo Tiralongo

Poi, più nulla per anni. I figli erano stati affidati in via esclusiva alla ex nel 2017: Tiralongo lamentava di non vedere mai i bambini, che adesso sono diventati quasi adulti, e ne dava la colpa ai servizi sociali. Non è chiaro - e questo lo dovranno stabilire i poliziotti della Squadra mobile - se avesse mai avuto rapporti diretti con la vittima o se l’avesse scelta perché, all’epoca dei fatti, responsabile dei Servizi sociali del Navile. Una domanda che verrà posta dagli agenti, coordinati dalla pm Beatrice Ronchi, a Pennizzotto appena sarà in grado di rispondere. Tiralongo, invece, assistito dall’avvocato Loredana Pastore, domani avrà modo, se sceglierà di farlo, di spiegare al gip il perché della sua violenza.

Una violenza portata all’estremo: "L’intenzione era, senza troppi dubbi, quella di uccidere la vittima", ha spiegato il dirigente della Squadra mobile Roberto Pititto, spiegando che sono in corso accertamenti per ricostruire il movente e il contesto in cui è maturata l’azione quasi omicida, "sicuramente di grande disagio famigliare e sociale", ha detto il dirigente della polizia.

Nove le coltellate inferte al dipendente comunale, appena sceso, in pausa, a prendere un ghiacciolo nel bar del Baraccano, sede del Quartiere Santo Stefano. Soprattutto, resta oscuro il perché Tiralongo abbia deciso di agire proprio adesso, a sette anni dall’evento che aveva scosso la sua vita e permesso all’odio di mettere radici. Andando a ritroso nella storia dell’indagato, ora alla Dozza con l’accusa di tentato omicidio, l’ultimo episodio tale da ingenerare un rigurgito di violenza potrebbe risalire a settembre di un anno fa, quando di nuovo un tribunale aveva ribadito l’affido della figlia - ancora minorenne - alla ex. Dieci mesi restano comunque molti.

Ma potrebbero bastare per pianificare un omicidio. Perché ci sono scarsi dubbi che l’aggressione a Pennizzotto non sia stata premeditata. Il giorno prima della violenza, infatti, Tiralongo aveva passato la mattina nel bar del Baraccano, dicendo di avere un appuntamento con il dipendente comunale. E venerdì oltre al coltello da caccia insanguinato, nel borsello del cinquantasettenne sono state trovate altre tre lame. Circostanze che dimostrerebbero il folle proposito con cui l’uomo si è presentato al Santo Stefano, con pazienza e determinazione. Un proposito di vendetta, condensato nella frase pronunciata da Tiralongo prima di lasciare il bar: "Così impari a toccare i figli degli altri".