Lamborghini, Sant’Agata paradiso degli operai: "Qui ogni giorno facciamo tredici"

Nello stabilimento si producono poche auto. «Ma per noi sono figli»

Una Lamborghini non può essere che ammirata

Una Lamborghini non può essere che ammirata

Sant'Agata (Bologna), 28 maggio 2015 - Intorno ai nastri trasportatori scorrono idee di auto che prendono vita: le mani sapienti degli operai Lamborghini trasformano piano piano scheletri nudi vestiti degli accessori più lussuosi prima di provare in pista ogni prototipo. La sveglia alle 6 del mattino. La tuta di ordinanza nera con il marchio del Toro in giallo, scarpe antinfortunistiche, guanti di pelle simili a quelli di un pilota di F1.

Fausto, uno dei 1.200 dipendenti, vive proprio a Sant’Agata Bolognese: «Mi alzo presto la mattina anche se abito vicino perché arrivo in azienda mezz’ora prima. Ogni giorno realizziamo 13 auto e ognuna per noi è un figlio da allevare. Quando escono dal magazzino è un’emozione tutte le volte. Il nuovo Suv? Non vedo l’ora di metterci le mani. Sarà una freccia possente tutta in carbonio: noi le macchine le facciamo solo così». La Lamborghini, insomma, è il paradiso della classe operaia. In un altro reparto dello stabilimento dove vengono assemblate le scocche c’è chi si occupa di cucire i sedili dei bolidi. Lo sbuffo delle presse attenua il rumore di una macchina per cucire. Quelle che potrebbero essere definite delle vere e proprie sarte tagliano, cuciono e abbinano la pelle. «Qui il lavoro non è mai ripetitivo – dice una delle ragazze –, il nostro può essere considerato design e sartoria di alto livello».

Dietro gli operai non mancano schermi e robot tecnologici che spostano pezzi. «Sono qui da tanto, ma le giornate sono sempre diverse – assicura un altro operaio –. Qui sono tutti giovani e c’è un bel clima. Chi si comporta male con i colleghi non dura molto. La cortesia e il rispetto sono fondamentali». Ogni fase è sotto controllo. «Una volta infilato il badge nella fessura – racconta un giovane – l’azienda sa che sei dentro. Da lì si passa agli spogliatoi, ci vogliono cinque minuti per arrivarci, e in cinque minuti ci si cambia, ci si mette la tuta dell’azienda e si arriva al posto di lavoro».

Sul nastro trasportatore passano le portiere: alla scocca dell’auto, composta di carbonio come i bolidi da corsa, vengono aggiunti gli sportelli, poi vengono completate le finiture: maniglie, cavi elettrici, insonorizzazioni e così via. I pezzi, che nelle auto normali pesano decine di chili, sulle Lamborghini sono leggeri come piume. «Un tettuccio non supera i 4 chili – spiega un altro operaio –, e le mie mansioni possono avere delle varianti: ci sono sceicchi che chiedono variazioni particolari sui modelli». Ogni operaio è sicuro di sé, e lavora con naturalezza e tranquillità. La perfezione non è un’utopia alla Lamborghini.

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