Lotta ai batteri al Sant’Orsola

Dispenser con soluzione igienizzante e cartelli informativi al padiglione 23. Campagna ‘Una mano pulita salva la vita’

BARRIERA L’infettivologo Fabio Tumietto  del policlinico Sant’Orsola (foto Schicchi)

BARRIERA L’infettivologo Fabio Tumietto del policlinico Sant’Orsola (foto Schicchi)

Bologna, 12 giugno 2016 – Le mani ci mettono in contatto con gli altri, rappresentano una forma di comunicazione speciale: possono toccare, accarezzare, colpire, ma anche trasportare quantità inimmaginabili di batteri invisibili ai nostri occhi.

«Sulle nostre mani ci possono essere tra i due e i dieci milioni di microrganismi dalla punta delle dita fino al gomito – precisa Fabio Tumietto, responsabile del programma Epidemiologia e controllo del rischio infettivo correlato alle organizzazioni sanitarie del Sant’Orsola – e si stima che su 100 infezioni associate all’assistenza sanitaria, in media il 20-30% siano prevenibili, e il principale mezzo di trasmissione sono le mani non igienizzate. E ci potrebbero essere più microrganismi sotto un anello di quante sono le persone in Europa. Per questo, prima del contatto con il paziente, sia i familiari, sia i sanitari devono lavarsi le mani». Un consiglio già messo in pratica da Gaetano Curreri, il leader degli Stadio, visto al Policlinico mentre si igienizzava le mani con la soluzione di un erogatore affisso al muro: «Un gesto importante per tenere lontano i microbi, soprattutto in un ospedale», ha poi confermato il cantante.

Dottor Tumietto, sono numeri choc. Allora prima di entrare in un ospedale bisogna prendere delle precauzioni?

«Sì, ma soprattutto per proteggere i ricoverati: i nostri malati devono poter essere toccati e accarezzati, perché anche di questo hanno bisogno, in piena sicurezza. Le morti annuali da infezioni ospedaliere oscillano tra quattro e 5mila, una cifra che l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute non sono in grado di quantificare con certezza. L’Italia è in ritardo, dobbiamo recuperare la cultura dell’igiene delle mani, come raccomanda l’Oms che ha istituito il 5 maggio di ogni anno la Giornata mondiale contro le infezioni ospedaliere».

Chi entra nel nuovo padiglione 23 viene accolto da pannelli informativi su sfondo verde e da dispenser di soluzione igienizzanti. Una novità per tenere lontano i microbi?

«Certamente – assicura l’infettivologo –. È solo il primo passo della campagna ‘Una mano pulita salva la vita’ che coinvolgerà tutto il Policlinico. Assieme al team dedicato al controllo del rischio infettivo, abbiamo selezionato le aree più visibili e accessibili per richiamare l’attenzione su un gesto semplice, ma di grande efficacia. Lo scorso anno sono stato contattato dalla Fondazione Dani di Giò, intitolata a una giovane scomparsa a causa di un’infezione ospedaliera, abbiamo parlato del progetto, fortemente voluto anche dal direttore sanitario Anselmo Campagna, e abbiamo trovato nella onlus il sostegno economico necessario per avviare il progetto».

 

Le persone stanno utilizzando i dosatori?

«Sì, abbiamo già dei buoni riscontri – risponde Tumietto, vicepresidente nazionale Simpios, la Società italiana multidisciplinare per la prevenzione delle infezioni nelle organizzazioni sanitarie –. Del resto, basta fermarsi per qualche secondo, spingere per far uscire la soluzione idro-alcolica con glicerina, che disinfetta e idrata, e poi distribuirla sul dorso, sul palmo e tra le dita e, senza dover asciugare le mani, riprendere il cammino. Ogni giorno entrano al Sant’Orsola circa 24mila persone tra operatori, fornitori, pazienti e i loro familiari. Un paese in movimento».

 

In ogni caso, non si entra quindi in ospedale con gli anelli?

«Meglio di no. E nemmeno con orologi e bracciali, perché sotto ci sono milioni di microrganismi, è preferibile metterli in tasca. Per questo faremo anche incontri con i tanti volontari presenti in ospedale, persone culturalmente ricettive, con l’obiettivo di avere sempre più ‘complici’ per diffondere il nostro progetto al maggior numero possibile di cittadini».

«Stiamo investendo importanti risorse nel progetto di prevenzione degli agenti infettivi, il cosiddetto infection control, a cominciare dalla formazione di un team composto da un medico e tre infermieri che seguono da vicino l’andamento della campagna ‘Una mano pulita salva la vita’. Anselmo Campagna, direttore sanitario del Sant’Orsola, ha già in mente di estendere a tutto il Policlinico l’affissione dei dispenser di soluzione igienizzante e i pannelli informativi sulla lotta ai batteri.

«Sappiamo che i visitatori già collaborano al nostro invito a lavarsi le mani all’ingresso del padiglione 23 e presto passeremo all’installazione dei dispenser nel padiglione 5, le Nuove patologie, e nel 2, le Medicine. E con il tempo – anticipa Campagna – doteremo tutto l’ospedale di questa eccezionale barriera contro i germi. Più pazienti contaminati si hanno e più si rischia di selezionare delle resistenze alle terapie. E anche il personale sanitario viene coinvolto, le sale operatorie del polo cardio-toraco- vascolare sono già dotate degli stessi pannelli con le raccomandazioni per un adeguato lavaggio chirurgico delle mani». Ma non è finita, la lotta ai microrganismi uscirà dai confini del Sant’Orsola per raggiungere anche gli altri ospedali. «Siamo al lavoro con le altre Aziende bolognesi – aggiunge il direttore sanitario – per estendere a livello metropolitano una strategia condivisa per l’uso appropriato degli antibiotici e per garantire un supporto alla lotta alle multiresistenze».

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