Sant’Orsola, così è rinato il padiglione 23

È stato il primo avamposto anti-Covid. Gargiulo: "Lo spazio torna al polo cardio-toraco-vascolare, prima dell’ingresso tampone per tutti"

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di Donatella Barbetta

La rinascita del padiglione 23 al Sant’Orsola: inaugurato a dicembre del 2015 per ospitare il polo cardio-toraco-vascolare, ha cambiato volto durante l’emergenza Coronavirus, per tornare al suo assetto originario.

Professor Gaetano Gargiulo, un ritorno all’antico?

"Siamo in una nuova fase, perché adesso qui non sono più ricoverati i pazienti Covid – risponde il direttore del dipartimento cardio toraco vascolare –. E tra l’altro da noi arrivavano i più gravi. Il polo aveva dato disponibilità immediata per coloro che arrivavano da altre terapie intensive. All’inizio era stata allestita al terzo piano un’ala con 21 posti letto di terapia intensiva, poi ampliata, riservando sempre letti alle necessità dell’attività chirurgica e cardiologica. In questo periodo sono stati fatti 5 trapianti di cuore, 4 di adulti e uno pediatrico, e due di polmone".

Poi la richiesta di letti è aumentata?

"Sì e il polo non poteva più fare fronte ai tanti arrivi di malati. Così, il 17 marzo, è stato aperto il padiglione 25 che, con vari passaggi, ora è diventato il padiglione Covid".

Al padiglione 23 è tutto tornato com’era prima?

"No. I cambiamenti sono diversi, a cominciare dalla modalità per il ricovero".

Quali sono?

"Prendiamo tutte le precauzioni per farlo restare padiglione pulito. Le persone che devono essere ricoverate affrontano un triage telefonico. Si chiede loro se negli ultimi giorni hanno accusato i sintomi dell’infezione da Covid 19. Poi, quando arrivano, vengono sottoposte a tampone oro-faringeo e attendono il risultato in una zona separata. Lo stesso procedimento per i più piccoli: i bambini e la mamma vanno prima in clinica pediatrica, dove si fa loro il tampone e lì attendono l’esito. Le regole valgono anche per i pazienti diretti negli ambulatori, per i quali c’è il check point dove si misura la temperatura. Inoltre, limitiamo l’afflusso dei parenti. Un grande aiuto è arrivato da ’Piccoli grandi cuori’".

Che cosa è stato fatto?

"L’associazione ha ospitato nei loro appartamenti sia chi attendeva il ricovero sia chi non poteva rientrare nella propria abitazione. Inoltre, è stata avviata una raccolta fondi per l’acquisto di apparecchiature per il padiglione Covid del ’25’, così da concentrare lì le attività legate al virus e riconsegnare il resto dell’ospedale alla sua destinazione originaria".

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