Sant'Orsola, donna incinta di 2 mesi batte il tumore. Non solo covid: interventi record

La sanità oltre il Coronavirus, ecco l’attività del Policlinico nel corso dell’anno

Sant'Orsola, sala operatoria

Sant'Orsola, sala operatoria

Bologna, 3 gennaio 2020 - Il secondo intervento di trapianto condotto dall’équipe del Professor Cescon ha riguardato una donna che aveva scoperto di essere portatrice di un voluminoso tumore benigno del fegato durante le prime settimane di gravidanza. In questo caso i chirurghi del Policlinico hanno asportato una massa del diametro di oltre 20 centimetri originante dalla parte sinistra del fegato. L’intervento si è reso necessario perché la donna avrebbe comportato, soprattutto nelle sue ultime fasi, un sicuro aumento del volume della lesione e un suo elevato rischio di rottura, con conseguenze quasi sicuramente fatali.

"Al di là della complessità tecnica della procedura, bisognava fare i conti col fatto che la paziente era solo all’ottava settimana di gestazione – ha commentato Cescon –. Interventi del genere, fortunatamente rari, vengono di solito eseguiti in periodi successivi, quando i rischi per il feto sono inferiori. Le dimensioni del tumore in questo caso hanno suggerito un intervento più precoce. La paziente è stata dimessa dopo quattro giorni dall’intervento, senza conseguenze per il feto".

Un’altra dimostrazione di come, nonostante il periodo difficile dovuto alla pandemia da Coronavirus, "il Policlinico Sant’Orsola, recentemente diventato Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico, ha mantenuto le sue prerogative di centro di riferimento per il trattamento delle patologie oncologiche – ha sottolineato Cescon –, confermando in particolare eccellenti performance e i maggiori volumi regionali di interventi sul fegato e di trapianti d’organo".

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Trapianti di polmone, numeri da record

Record storico di trapianti di polmone per il Policlinico di Sant’Orsola nell’anno in cui è diventato Irccs (Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico; ndr) e con la costante minaccia del Covid 19. Nella notte di Natale, tra il 24 e il 25 dicembre, i chirurghi Piergiorgio Solli, direttore della Chirurgia Toracica Metropolitana, e Giampiero Dolci, responsabile percorso Trapianto del Polmone, hanno portato con successo a compimento l’undicesimo trapianto di polmone bilaterale ridando la vita ad un signore di Reggio Emilia di 55 anni. Il trapianto di polmone, a differenza di quello di altri organi come fegato e rene, fatica a raggiungere numeri elevati principalmente per la fragilità intrinseca dell’organo e la conseguente difficoltà di reperire un numero sufficiente di organi idonei. Si stima che solo un polmone su quattro o cinque dei donatori disponibili, risulta alla fine utilizzabile per il trapianto. In Italia sono stati effettuati, nel corso del 2019, 153 trapianti di Polmone all’anno. Non dovere rinunciare a nessuna donazione offre una opportunità in più ai tanti pazienti che sono in lista trapianto. A questo scopo il gruppo Trapianti di polmone del Policlinico Sant’Orsola utilizza tutte le moderne tecniche di riperfusione degli organi (trapianto con supporto Ecmo, cioè l’ossigenazione extracorporea, e tecniche di ricondizionamento) e di prelievo (anche pazienti in morte cardiaca); questa materia costituisce sia una metodologia per incrementare il numero delle donazioni idonee, per migliorare le performances cliniche,sia uno specifico campo di ricerca.

Una protesi su misura per far battere il cuore

Una nuova protesi vascolare, progettata in 3D, ha salvato la vita a una paziente di 83 anni. Protagonista dell’intervento chirurgico, avvenuto lo scorso 10 novembre al Sant’Orsola, è stata l’équipe della Chirurgia Vascolare Metropolitana diretta dal Prof Mauro Gargiulo, che ha per l’appunto impiantato questo nuovo tipo di protesi – realizzata su misura – per il trattamento endovascolare dell’arco aortico in una paziente affetta da un aneurisma dell’arco aortico di 9 centimetri di diametro. Questa tipologia di intervento chirurgico, tecnicamente e tecnologicamente molto avanzato, in tutta Italia viene eseguita solamente presso la Chirurgia Vascolare del Policlinico e in quella dell’Ospedale San Raffaele a Milano. La protesi aortica confezionata su misura per il paziente è stata introdotta da una piccola incisione cutanea inguinale e portata sotto controllo radiologico all’interno dell’aorta addominale e toracica sino in prossimità del cuore a livello della valvola aortica. In questo modo è stato possibile evitare l’intervento chirurgico convenzionale che la paziente non avrebbe sostenuto. In questa fase è stata indispensabile la collaborazione con il cardiologo interventista (Dott.ssa Cinzia Marrozzini, responsabile del Servizio di Cardiologia Interventistica): il cardiologo ha provveduto all’impianto temporaneo nelle cavità cardiache di un defibrillatore per arrestare per pochi secondi l’attività del cuore, permettendo al chirurgo vascolare di rilasciare in maniera precisa la protesi. La Chirurgia Vascolare Metropolitana di Bologna, diretta dal Prof Mauro Gargiulo, si è distinta nel 2020 per aver garantito, senza alcuna sospensione delle attività, il trattamento di pazienti affetti da malattie arteriose a rischio di invalidità e di vita.

Cancro a intestino e fegato: salvata

La complessità è insita in ogni intervento chirurgico, in particolar modo se si tratta di trapianti, ma i due interventi eseguiti con successo dalla Chirurgia Generale e Trapianti del Policlinico, diretta dal professor Matteo Cescon, sono stati davvero delle sfide di altissima complessità. Concluse con successo. Il primo intervento ha riguardato un’avvocatessa di 58 anni, Italiana ma da anni residente in Inghilterra, che ha scelto il Sant’Orsola per un tumore dell’intestino che aveva interessato anche il fegato con oltre 20 metastasi, e che purtroppo era sfuggito al controllo dei trattamenti medici condotti nel Regno Unito. Il professor Cescon e il suo team hanno dapprima rimosso il tumore intestinale primitivo, che era recidivato dopo l’operazione eseguita all’estero, assieme a nove metastasi alla parte sinistra del fegato. Successivamente, adottando una tecnica che permette di ingrandire la parte sinistra residua del fegato, il team ha asportato la porzione destra dello stesso organo, corrispondente a circa il 70% del volume totale e contenente altre 12 metastasi. La particolarità del caso è legata al fatto che la paziente, per sue personali convinzioni, rifiutava categoricamente qualsiasi tipo di trasfusione di sangue o di suoi derivati, in ogni momento del percorso terapeutico. La paziente, nell’intervallo di circa un mese tra i due interventi trascorso al domicilio, aveva anche contratto il Covid 19, fatto che comunque non ha impedito il completamento del percorso e l’eliminazione completa della malattia tumorale una volta superata l’infezione.

 

 

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