Sant'Orsola di Bologna, 700 trapianti di cuore in 26 anni

Qui il tasso di sopravvivenza più alto di tutti i 19 centri italiani. Ma sono in calo le donazioni

La squadra dei trapianti di cuore del Sant'Orsola

La squadra dei trapianti di cuore del Sant'Orsola

Bologna, 10 ottobre 2017 - Record da batticuore al Sant’Orsola dove la super équipe di oltre 100 professionisti tra medici del Centro Riferimento Trapianti, cardiologi, cardiochirurghi, anestesisti, microbiologi, infermieri e tecnici ha effettuato il 700esimo trapianto di cuore. 

Un traguardo incredibile che racconta di cuori donati che hanno regalato seconde vite. Un primato che sa di eccellenza e che ci riporta a quel 23 ottobre 1991 quando, nella sala del padiglione 25, entrò il maestro della Scuola bolognese, Angelo Pierangeli, per il primo trapianto di cuore. Ora, 26 anni dopo, il 25 settembre, nelle nuove sale super tecnologiche del Polo cardio-toraco-vascolare, Giuseppe Marinelli dell’Unità operativa di Cardiochirurgia diretta da Roberto Di Bartolomeo, ha compiuto il 700esimo miracolo. 

E che questo impegno porti a risultati ragguardevoli è sotto gli occhi di tutti visto che il tasso di sopravvivenza, a un anno dall’intervento, supera il 90 per cento contro una media nazionale dell’82,4 per cento. Il che assegna, al Sant’Orsola, il gradino più alto del podio tra i 19 centri di trapianto nel nostro Paese. Percentuale che, a cinque anni, si assesta all’80,5 per cento a fronte di una media nazionale del 73,6 per cento; piazzando così il Policlinico davanti al Niguarda di Milano e all’Ismett di Palermo (entrambi al 78,6 per cento). Insomma un orgoglio per la nostra sanità. 

Anche perché il Sant’Orsola, con 427 trapianti – in un’ideale classifica che copre l’ultimo decennio – si aggiudica la medaglia di bronzo dopo il San Matteo di Pavia (482) e il Niguarda di Milano (430). Da notare che non solo il 46% dei trapiantati arriva da fuori regione: in via Massarenti arrivano, da tutta l’Emilia-Romagna, pazienti con scompenso cardiaco candidati all’intervento che qui si sottopongono a una prima valutazione. Persone inserite in uno specifico programma grazie al quale vengono seguite passo passo da super professionisti come Francesco Grigioni e Giuseppe Marinelli, oltre a un’équipe di chirurghi, cardiologi e anestesisti che concordano l’inserimento in lista del paziente. Al momento sono 49 i malati in attesa di trapianto

Ed è qui la vera nota dolente: la disponibilità di cuori che, nel corso degli anni, ha subìto naturali fluttuazioni. Dai 14 trapianti del 1992 si è saliti ai 43 del 2004 per poi scendere e assestarsi attorno ai 20 ogni anno, a causa del minor numero di organia disposizione. Il cuore è, infatti, l’organo che si deteriora più velocemente (le linee guida prevedono che il donatore non possa avere più di 60-65 anni al massimo) e dunque risente maggiormente del progressivo innalzarsi dell’età media dei donatori. 

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