Sant’Orsola, variante del virus in 10 positivi

Focolaio in Gastroenterologia: 6 degenti e 4 operatori. La dg Gibertoni: "I test diranno se è inglese o brasiliana". Altri due casi al Maggiore

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di Donatella Barbetta

Dieci casi di variante del Coronavirus nel reparto di Gastroenterologia del Sant’Orsola, nel padiglione 2. Sono risultati positivi, ma asintomatici, sei pazienti, già trasferiti nell’area di degenza Covid, e quattro operatori sanitari, in isolamento. E anche al Maggiore sono ricoverati due pazienti nei quali è stata riscontrata una variante.

"Non sappiamo ancora di quale varianti si tratti – precisa Chiara Gibertoni, direttrice generale del Policlinico –. Lo abbiamo scoperto perché il nostro protocollo prevede di sottoporre al tampone antigenico i ricoverati ogni tre giorni. Inoltre, da quando circolano le varianti, la nostra Microbiologia esegue anche un secondo test che dà l’allerta sulla loro possibile presenza, una sorta di prima selezione rapida. Ora i campioni saranno sequenziati a Parma, secondo le indicazioni della Regione, e tra non meno di cinque giorni sapremo di quale variante si tratta. Certo, la statistica farebbe pensare a quella inglese, ma potrebbe anche essere brasiliana. Vedremo". In attesa dell’esito dell’esame da parte dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Emilia-Romagna e Lombardia di Parma, l’ospedale ha adottato misure per evitare la diffusione del contagio. Il reparto ha cessato i ricoveri e sono stati eseguiti nuovamente i tamponi agli altri pazienti e operatori, risultati tutti negativi. Il test verrà ripetuto i prossimi due giorni. Potenziata, inoltre, anche la dotazione di dispositivi di protezione individuale alle persone coinvolte, che hanno ricevuto mascherine Ffp2, e limitate le possibilità di accesso ai parenti.

"È confortante il fatto che siano risultate negative le altre persone, perché se anche si trattasse della variante inglese, vorrebbe dire che il comportamento del virus non sarebbe particolarmente aggressivo. Inoltre – prosegue Gibertoni – i quattro operatori positivi, infermieri e operatori socio-sanitari, non si sono ancora sottoposti al vaccino e solo uno di loro ha ricevuto da poco la prima dose".

La direttrice fa una precisazione: "Il focolaio della variante è il primo dopo due settimane senza casi e quindi direi che su questo andamento possiamo osservare l’effetto delle vaccinazioni. Le adesioni alla profilassi? I medici sono sopra l’80%, gli infermieri al 76% e gli operatori socio-sanitari al 70%. Partiremo da questi ultimi con una azione di sensibilizzazione, attraverso i coordinatori dei reparti, per invitarli alla vaccinazione". Gibertoni non nasconde i propri timori: "Sono preoccupata per la possibile circolazione nel nostro territorio di una variante più infettante che potrebbe far rialzare la curva dei contagi, soprattutto in questo periodo in cui siamo tornati in zona gialla".

Paolo Pandolfi, direttore della Sanità pubblica dell’Ausl, spiega che "per i due pazienti ricoverati nel reparto Covid del Maggiore, ci sono alte probabilità che si tratti di variante inglese, anche se gli esami non sono terminati. C’è una distribuzione di più casi sul territorio e il nostro Dipartimento ne sta tracciando singolarmente la storia per ricostruire i punti di contagio".

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