Santa Rita, a Bologna torna la tradizione delle rose benedette

Tripudio di rose alla basilica San Giacomo. La benedizione delle auto in via Massarenti

Santa Rita, la benedizione della rose a Bologna (FotoSchicchi)

Santa Rita, la benedizione della rose a Bologna (FotoSchicchi)

Bologna, 22 maggio 2018 - E’ la santa degli impossibili e il suo attributo iconografico principale è la rosa, oltre alla spina e alle api. Lei è Rita da Cascia, una delle sante più venerate in Italia e nel mondo cattolico, di cui oggi ricorre la festa. Un appuntamento molto sentito da tutti: credenti e non, bolognesi nuovi, d’adozione o ‘autoctoni’. Con la basilica San Giacomo in piazza Rossini che si trasforma in un tripudio di rose benedette, ceri, ex voto, preghiere e di celebrazioni eucaristiche a tutte le ore. Nella chiesa di Santa Rita in via Massarenti, oltre alle rose e alle messe, sarà possibile come sempre benedire le macchine, come del resto è avvenuto, eccezionalmente, anche in via Belmeloro.

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L’attribuzione della rosa a Santa Rita risale all’ultimo periodo della sua vita: essendo immobile a letto, ricevette la visita di una parente che, nel congedarsi, le chiese se desiderava qualcosa della sua casa di Roccaporena. La monaca agostiniana rispose che le sarebbe piaciuto avere una rosa dall'orto; la parente obiettò che era in pieno inverno e quindi impossibile. Rita insistette. Tornata a Roccaporena, la parente andò nell'orticello e, in mezzo ad un rosaio, vide una rosa sbocciata. La colse e la portò da Rita a Cascia la quale, ringraziando, la consegnò alle meravigliate consorelle. Così divenne la santa della ‘Spina’ e la santa della ‘Rosa’.

Santa Rita invocata per i casi impossibili. Una venerazione che iniziò subito dopo la sua morte, il 22 maggio del 1457 a Cascia, si caratterizzò dall'elevato numero e dalla qualità degli eventi prodigiosi. Ovvero casi clinici o di vita per cui non ci sono più speranze e che, grazie alla sua intercessione, tante volte, si sono risolti miracolosamente. Nata a Roccaporena (presso Cascia, Perugia) verso il 1380, di lei la tradizione racconta che, figlia unica, fin dall’adolescenza desiderò consacrarsi a Dio ma, per le insistenze dei genitori, fu data in sposa ad un giovane di carattere violento.

Dopo l’assassinio del marito e la morte dei due figli, soffrì molto per l’odio dei parenti che riuscì a riappacificare. Vedova e sola, ma in pace con tutti, venne accolta nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena in Cascia. Visse per quarant’anni anni nell’umiltà e nella carità, nella preghiera e nella penitenza. Negli ultimi quindici anni della sua vita, portò sulla fronte il segno della sua profonda unione con Gesù crocifisso, una spina della corona di Cristo. Invocata come taumaturga di grazie, il suo corpo è venerato nel santuario di Cascia, meta di continui pellegrinaggi. Beatificata da Urbano VIII nel 1627, venne canonizzata il 24 maggio 1900 da Leone XIII.  

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