Sassi sulla polizia, condannati quattro antagonisti

Durante gli scontri per la visita di Salvini a Ingegneria nel 2016. Quattro mesi per ciascuno e mille euro di provvisionale agli agenti

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Sono stati condannati a quattro mesi, con provvisionale di mille euro da rimborsare alle tre parti civili, tutti poliziotti del Reparto mobile.

Sono i quattro giovani dei collettivi universitari – hanno tra i 27 e i 31 anni – accusati di resistenza a pubblico ufficiale aggravata (per loro il pm aveva chiesto una condanna a nove mesi). I fatti risalgono al 5 maggio 2016, precisamente alla visita del leader della Lega Matteo Salvini in città, alla facoltà di Ingegneria. In quell’occasione, un corteo di antagonisti composto da circa 120 persone sfilò in protesta fino alle porte della facoltà, in viale del Risorgimento, a due passi da Porta Saragozza. Qui venne però bloccato dagli agenti schierati del Reparto mobile, incaricati proprio di vigilare e garantire lo svolgimento in sicurezza della visita del segretario del Carroccio all’università felsinea. Ne seguì un parapiglia, con lancio di sassi, poi calci e colpi di aste dei cartelloni da parte di alcuni manifestanti alla volta dei poliziotti, per sfondarne lo sbarramento, mentre altri compagni li incitavano anche con i megafoni. Parte di questi scontri avvennero a favore di telecamera e così sette dei manifestanti furono riconosciuti: tutti finirono a processo.

Quattro di questi – difesi dall’avvocato Marina Prosperi, che annuncia appello – sono stati appunto condannati l’altro pomeriggio, con sospensione condizionale della pena. Gli altri tre sono stati stralciati e giudicati separatamente in un altro processo.

Parti civili erano tre agenti del reparto mobile, che quel giorno di sei anni fa rimasero feriti da una pietra lanciata o da un colpo di asta: agli odierni imputati però non erano contestate le lesioni, dato che non era stato possibile ricostruire se le contusioni degli agenti fossero state provocate materialmente da loro. Due di questi poliziotti sono rappresentati dall’avvocato Domenico Avati, uno invece dall’avvocato Michele Facci. "Sono soddisfatto – afferma quest’ultimo –: la giustizia è stata lenta, parliamo di fatti del 2016, ma alla fine comunque ’giusta’. La critica politica non deve mai diventare contestazione violenta e illegale, tantomeno nei confronti della polizia".

Federica Orlandi

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