Saul Nanni, debutto con Pupi Avati. "Adoro i ruoli drammatici" / FOTO e VIDEO

Il ragazzo bolognese di 19 anni ha un ruolo nel film tv ‘Il fulgore di Dony’. “Mi sono emozionato vedendo il mio nome nei titoli”

Saul Nanni, bolognese di 19 anni, idolo delle giovanissime

Saul Nanni, bolognese di 19 anni, idolo delle giovanissime

Bologna, 27 maggio 2018 – Saul Nanni (FOTO), bolognese, 19 anni e meno di un mese alla Maturità (intesa scolastica). Tre stagioni di ‘Alex & Co.’ su Disney Channel ne hanno fatto l’idolo delle ragazzine italiane. Altre fiction, qualche film. Ma ora un salto di qualità, con un’asticella posizionata in alto. Con il film tv ‘Il fulgore di Dony’ di Pupi Avati – finalmente in onda con grave ritardo martedì su Rai1 in prima serata – un ruolo drammatico da protagonista.

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Lei il film l’ha già sicuramente visto in anteprima... «L’altro giorno, a Roma, con gli Avati , gli attori, la troupe».

E? «Un film forte e toccante. Vedendolo mi sono emozionato e mi sono emozionato anche vedendo il mio nome nei titoli accanto a quello di Pupi Avati. Una vittoria, per me».

Allora, lei interpreta un ragazzo vincente che in seguito a un incidente si ritrova catapultato nel mondo dell’handicap. Fisico e mentale. «Per entrare nel ruolo, su consiglio di Pupi, mi sono avvicinato a un’associazione romana, si chiama Hagape, che si occupa di ragazzi problematici. Li ho conosciuti, ho capito come parlavano, come si muovevano... un’esperienza emotivamente forte, a prescindere dal film».

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La scena più difficile? «L’inizio della lavorazione, quando con Pupi dovevamo ancora mettere a fuoco perfettamente le dinamiche di Marco, è questo il nome del mio personaggio. Ne avevamo parlato a lungo, ma trovarsi sul set... Ma tutte le scene avevano una loro parte complicata. Interpretare un ragazzo così... un’esperienza difficile a prescindere. I momenti più delicati? Forse quando anche la fisicità viene intaccata dalla malattia».

Come si concentrava sul set? «Parlare con Pupi prima della scena mi aiutava tanto: mi ha dato consigli che porterò con me per tutta la vita. Capire come aveva pensato lui la scena mi aiutava a entrare nel mood».

Avati con gli attori è un regista che gioca sulla ‘sottrazione’... «Togliendo, non esagerando mai, asciugando, così si arriva più vicini alla realtà, all’essenza delle cose. Ed è vero. In ogni scena cerca la credibilità».

Recitare sarà il suo lavoro? «Più passa il tempo più penso che è quello che vorrei fare nella vita ma il mondo va veloce... continuerò a studiare per avere un piano B».

Altra prova difficile, la maturità. «Fra un mesetto, studio al liceo scientifico internazionale Sant’Alberto Magno. Non vedo l’ora di chiudere questo capitolo per dedicarmi al set o a studi di altro tipo».

Memorizzare i copioni l’avrà agevolata nello studio... «Questo fattore mi è sempre stato utile. Credo di aver sviluppato una memoria visiva: riesco a visualizzare la pagina e la posizione della mia battuta, imparo così, mai a macchinetta».

Bologna o Roma? «Probabilmente andrò a vivere a Roma. Perlomeno mi piacerebbe, adoro quella città. E poi il cinema è là, i provini si fanno là. Vabbè, oggi con l’alta velocità...».

Commedia o dramma? «Da sempre ho un debole per tutto ciò che è drammatico. Strano no, considerando quello che ho fatti finora».

Cinema o serie tv? «Guardo tutto, cerco di guardarmi un film al giorno. Ma adesso mi son fatto trasportare dalle serie di Netflix: si ha finalmente la sensazione di far qualcosa di completamente legale... non sto scaricando, vedo finalmente in alta definizione. La casa di carta, l’adoro. Ah, anche la fiction della Rai su De André: Luca Marinelli incredibile. Guardo tutto di notte».

Il film o la serie che avrebbe voluto fare a tutti i costi. «Il film di Ridley Scott sul sequestro Getty: Tutti i soldi del mondo. Non so cosa avrei pagato per il ruolo del giovane miliardario rapito».

Ma con l’inglese come se la cava? «Dopo il film di Pupi sono stato 7 mesi a Los Angeles a perfezionare la lingua. Sarò andato 60 volte a mangiare da Madeo, il miglior ristorante italiano in città solo perché sapevo che lì andava a cenare il mio idolo DiCaprio».

E? «Mai incontrato».

Gli Avati alla fine le hanno mai spiegato perché hanno scelto proprio lei? «Mi sono presentato sotto casa e si vede che sono stato convincente. Poi i provini ed è andata... Caso, fortuna, faccia tosta: serve tutto in questo mestiere».

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