Saverio Fattori mette ’in noir’ il mito del corpo perfetto e potente

La seconda vita del libro ’Acido lattico’, scritto dall’autore bolognese 15 anni fa e rilanciato da Radio3. Sarà oggi al Salone di Torino. "La seduzione della chimica per allontanare la morte è sempre presente".

Saverio Fattori mette ’in noir’  il mito del corpo perfetto e potente

Saverio Fattori mette ’in noir’ il mito del corpo perfetto e potente

di Benedetta Cucci

Saverio Fattori è uno scrittore di Molinella appassionato di atletica e di cultura pop. Nel 2008 scrisse un noir d’ambiente sportivo, generando un connubio tra letteratura e sport, ma non quello più popolare, non parlava di calcio. Si parla di corsa, attività, dice lui, sottovalutata. Allora il libro vendette le mille copie stampate poi è andato fuori catalogo, ma recentemente, grazie a una lettura di tre settimane su ’Ad alta voce’, sessione di lettura della trasmissione Farenheit di Radio 3, il romanzo ’Acido lattico’ è tornato a ruggire, è piaciuto al pubblico e Fattori è stato contattato da un nuovo editore, Oligo di Mantova, che lo porterà oggi al Salone del libro di Torino. Del resto temi come il doping e la modificazione del corpo, che l’autore metteva su carta 15 anni fa, oggi sono un tema forte, che la docuserie ’Il caso Alex Schwazer’ ha affrontato proprio di recente.

Fattori, cos’è successo a questo libro scritto 15 anni fa?

"E’ successo che Farenheit, in occasione del suo ventennale, ha voluto dedicare letture giornaliere a libri fuori catalogo e tra questi ha scelto il mio ’Acido lattico’ perché pensavano meritasse una riscoperta".

Una bella sorpresa.

"Sì, anche se avevo un po’ di timore perché un libro basato sull’atletica leggera poteva essere un flop... Presentai ’Acido lattico’ a Farenheit già nel 2008 e sui giornali se ne parlò come il romanzo del doping italiano. E’ narrativa, però è intriso di cronaca, di storia del doping in Italia, tra un io narrante, atleta forte che vorrebbe essere più forte, e notizie storiche. I livelli di lettura sono vari ma temevo che oggi il pubblico di Radio3 fosse poco interessato al tema... E prendo come esempio me stesso e gli ambienti che frequento".

Atletica e scrittura non vanno molto d’accordo?

"Già, quando sono nel mondo dell’atletica vedo che le persone non capiscono perché uno debba scrivere libri, però anche quando mi è capitato di essere nell’ambiente letterario ho intuito che fosse di difficile comprensione l’hobby della corsa… Insomma sono due mondi che non comunicano e che io, a suo tempo, volevo mettere insieme. Farenheit ha una soglia critica molto alta e io parlo della corsa, fatta di tempi e non di gol".

Forse in 15 anni anche l’atletica è stata sdoganata.

"In effetti sono aumentate le persone che fanno attività sportiva, le maratone e maratonine più in voga fanno sold out, anche se il livello degli atleti è sempre più basso".

E poi il doping...

"La seduzione della chimica e del corpo che deve essere sempre più performante non è cambiata, anzi, semmai si è alzata visto che anche le tecniche e la scienza vanno avanti. Va di pari passo con altre modifiche del corpo possibili, come quella digitale, quante persone si cambiano e si ritoccano? Non è solo roba da élite il doping. Ad esempio c’è chi va in palestra e desidera avere il testosterone che aveva a 13 anni anche se ne ha 50, che vuole addominali super. Allontanare l’idea della morte non passa mai di moda. Il mio protagonista Claudio Seregni ci porta dentro a temi quali l’idea del fallimento e una ricerca di onnipotenza, arrivando a una sorta di patto col diavolo che ci porta nel noir e nella faccia oscura dello sport professionistico".

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