Il cancello è un ammasso di ferraglia ricoperto dal fango. Quel che ne rimane viene caricato su un camion da due volontari. Il muretto davanti casa è stato sradicato dalla violenza dell’acqua. Federica e la mamma sono nel giardino della loro abitazione al numero 169 di via San Mamolo, una delle ultime prima di salire in collina. Intorno a loro, il fango si è mangiato tutto, comprese le speranze e i ricordi. "Abbiamo due metri e mezzo di acqua in casa – raccontano – , la maggior parte delle cose sono da buttare e i danni non sono quantificabili. Tutto ciò che era fuori in giardino è stato portato via dall’acqua, non è rimasto niente. Nemmeno la macchina siamo riuscite a salvare". Federica è incinta di sei mesi, il suo sguardo commosso si perde tra quegli ammassi di fango e detriti pensando a quando da piccola, proprio lì, giocava con i nonni. Si chiede che cosa debba venire adesso, se un futuro esiste dopo la tragedia. La seconda in un anno e mezzo. "Nel 2023 – spiegano – abbiamo avuto più di 170mila euro di danni, ora la cifra sale a circa mezzo milione. Non sappiamo come fare, siamo solo noi due, quei soldi non li abbiamo. C’è tanta rabbia, non abbiamo ricevuto aiuti da parte di nessuno. I danni finora sono stati ripagati con i nostri risparmi, ma anche quelli finiscono". La mamma di Federica si fa forza, continua a lavorare da giorni senza sosta, ma il contraccolpo emotivo, oltre che economico, di un nuovo disastro è difficile da sopportare: "Ho perso tutto, devo ricominciare da zero. Sono stanca di subire per gli errori degli altri, ho lavorato una vita per costruire tutto questo e ora lo vedo andare in fumo".
CronacaBologna sott'acqua, il racconto dei residenti dopo l'alluvione