
Sono le 10 e i sindacati sfilano in silenzio lungo la strada di accesso al Marconi. Sono diverse centinaia. I capofila sorreggono uno striscione: "Una ferita per tutto il territorio. Adesso basta! Oggi scioperiamo". Circumnavigano la rotonda davanti all’aeroporto, dove una lunga fila di macchine viene bloccata dalle forze dell’ordine per permettere lo svolgimento del corteo. L’obiettivo è alzare la voce dopo la morte di Alfredo Morgese, operaio rimasto schiacciato su una pista dello scalo da un mezzo della ditta per cui stava lavorando, a 52 anni, la scorsa settimana. Lo sciopero è stato indetto per due ore da Cgil, Cisl e Uil per due ore, peraltro in concomitanza con quello del trasporto pubblico indetto sempre oggi, per 24 ore. Nessun disagio particolare, però, per quanto riguarda il traffico in città: anche all’orario di ingresso a scuola, e per tutta la mattinata, salvo qualche piccola coda qua e là, la circolazione non ha visto disagi pesanti. Solo tanta, tanta rabbia ed emozione, semmai, da parte dei lavoratori in protesta.
"Questa è una manifestazione che avremmo preferito non fare, per uno sciopero che avremmo preferito non dover proclamare – commenta Michele Bulgarelli, segretario provinciale della Cgil –. Però quando c’è un morto sul lavoro... Bisogna tornare ai fondamentali". I manifestanti sottolineano la rabbia, lo sgomento, il dolore, la frustrazione degli ultimi giorni, perché non va dimenticato che, innanzitutto, "Alfredo Morgese era un padre, un marito, un amico e un collega di lavoro".
"Se siamo qui a manifestare significa che ancora non ce l’abbiamo fatta – puntualizza Enrico Bassani, segretario provinciale della Cisl –. Lanciamo un appello per dire ‘aiutiamoci’ e ‘aiutateci’. Un appello a tutte le associazioni di impresa, perché non si girino dall’altra parte. Noi vogliamo meno profitto e più sicurezza".
"Un’altra vittima sul lavoro – aggiunge Cristina Vivi di FeNEAL Uil –. Dagli anni ‘60 a oggi continua a sparire un piccolo paese: allora erano circa tremila all’anno, oggi siamo tra 1000 e 1500, e l’edilizia ne conta il 30-35%. Crediamo che si debba creare una magistratura specializzata per la sicurezza sui posti di lavoro e che sia ora di introdurre il reato di omicidio sul lavoro: un atto non solo di grande indipendenza, ma di civiltà".
Su questo è intervenuto anche Matteo Lepore, presente insieme ad altri consiglieri comunali di maggioranza: "Questo è un settore che, come non mai, ha bisogno di accertare le responsabilità e vedere delle conseguenze. Penso che una legge per responsabilizzare i datori di lavori mancanti sulla sicurezza, possa essere una buona legge. Stiamo chiedendo alla Regione di investire con noi sui sistemi tecnologici e sui sensori".
"Siamo qui innanzitutto per esprimere vicinanza alla famiglia e ai colleghi di Morgese – sottolinea il sindaco –. Gli incidenti sul lavoro non sono mai una fatalità: i numeri sono enormi, la strage è quotidiana. Non bastano impegni e proclami: servono i fatti". "Solo lavorando insieme tra istituzioni, forze politiche e rappresentanze sindacali e imprenditoriali è possibile trovare idee per evitare uno stillicidio – fa eco a Lepore Vincenzo Colla, assessore regionale alla Sicurezza –: non è accettabile che in questo Paese ci siano tre morti sul lavoro ogni giorno".
C’erano anche Federica Mazzoni, segretaria bolognese del Partito Democratico, e il capo di gabinetto in Città metropolitana con delega al Lavoro, Sergio Lo Giudice. Presenti i deputati dem Virginio Merola e Andrea de Maria, che commentano: "Servono interventi normativi, in particolare sui subappalti, una cultura della sicurezza sul lavoro e controlli più continuativi ed efficaci". Alle 12, poi, la manifestazione si è sciolta, ma senza mettere da parte la rabbia.