Scuola di sanità pubblica intitolata a Giovanni Bissoni

In occasione del convegno "Sentinella, quanto resta della notte? Il declino della sanità pubblica", l'Associazione salute diritto fondamentale annuncia l'intenzione di creare una Scuola di sanità pubblica intitolata a Giovanni Bissoni. Un omaggio a un protagonista della sanità regionale e nazionale.

Scuola di sanità pubblica intitolata a Giovanni Bissoni

Scuola di sanità pubblica intitolata a Giovanni Bissoni

Nascerà una Scuola di sanità pubblica intitolata a Giovanni Bissoni (foto). Nerina Dirindin, presidente dell’Associazione salute diritto fondamentale, al convegno ’Sentinella, quanto resta della notte? Il declino della sanità pubblica’, spiega che l’iniziativa "era stata pensata con Giovanni" e subito nell’aula magna dell’ospedale Maggiore scatta un lungo applauso da parte della platea. È il commosso, spontaneo e sentito omaggio dei presenti a Bissoni, scomparso lo scorso 4 ottobre, assessore regionale alla Sanità dal 1995 al 2010 e per lungo tempo protagonista della sanità regionale e nazionale. "Noi, insieme ad altre associazioni – prosegue Dirindin –, abbiamo intenzione di dare vita a una Scuola perché Giovanni era attento alla formazione dei giovani impegnati nelle politiche sanitarie".

E nella locandina del convegno sono riportate le parole di Bissoni: "È da tempo che la sanità pubblica, patrimonio indispensabile per un Paese civile, non ottiene la giusta attenzione". Per salvaguardare il Sistema sanitario nazionale, "è auspicabile una capillarità vigilante e bisogna fare da sentinella in tanti", aggiunge Rosy Bindi, già ministro della Sanità, con "una grande alleanza fatta non solo di istituzioni, ma anche di associazioni e di persone comuni" che "si riconoscono nei valori della Costituzione, che hanno fatto grande questo Paese".

Raffaele Donini, assessore regionale alle Politiche per la salute, così come il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, auspicano un atteggiamento "unitario" sulla sanità pubblica che "elimini gli elementi di competizione", sottolineando la necessità di "non tenere in panchina gli specializzandi", circa 8mila in regione. Anche Paolo Bordon, direttore generale dell’Ausl non si sarebbe mai aspettato, dopo la pandemia, di "discutere ancora del minimo delle risorse che servono al Sistema sanitario nazionale".

Donatella Barbetta