Scuola Bologna, didattica a distanza per centomila alunni

I presidi degli istituti comprensivi alla prima prova: "Un momento difficilissimo, non abbiamo neppure delle linee guida da seguire"

Gli studenti dalle elementari all’università frequentano le lezioni a distanza

Gli studenti dalle elementari all’università frequentano le lezioni a distanza

Bologna, 2 marzo 2021 - "La rabbia dei genitori si sta scatenando su di noi che, tolta la sanità, siamo il servizio essenziale più vicino a loro. Si scagliano contro di noi per una situazione che noi stessi stiamo subendo e che non abbiamo certo creato".

C’è molta amarezza dietro le parole di questo preside di Istituto comprensivo che riflette bene lo stato d’animo suo e dei suoi colleghi al termine di una mattinata campale. Dove oltre centomila studenti si sono collegati al pc per la lezione a distanza. Ciò avverrà fino alla metà di marzo. Se va bene.

Dalle elementari alle superiori tutti con la campanella virtuale.

Ma è soprattutto sulle elementari che si concentrano le maggiori, prevedibili, tensioni. Come se non bastasse, ieri, il sindacato Sisa ha pure proclamato sciopero generale per i docenti. Nonostante tutto o malgrado tutto: la didattica a distanza è cominciata. Per molti, ma non per tutti.

"Gli ultimi, gli stranieri li perdi", accusa Susi Bagni dell’Flc Cgil. "Siamo partiti – osserva Filomena Massaro, preside dell’Istituto comprensivo 12 al Savena –: sarà una settimana di rodaggio. Dobbiamo contemperare le esigenze delle famiglie con le indicazioni dell’autorità sanitaria e regionale che ci impongono di tenere limitate le presenze. Non è un’operazione facile anche perché non abbiamo punti di riferimento".

Così, mentre studenti disabili o con bisogni educativi speciali entrano in classe, gli altri si connettono da casa. Pressoché ovunque è accaduto che "un insegnante fosse in classe con un paio di alunni, mentre il resto fosse a distanza", stigmatizza Bagni.

Per non parlare degli insegnanti con figli piccoli a casa. Come fare? Zero congedi straordinari scaduti a fine 2020, al massimo i ‘soliti’ congedi. Per lo più i presidi li hanno lasciati a casa in didattica a distanza, facendo sì che potessero occuparsi della classe e del figlio.

"Manteniamo il buon senso – sottolinea Patrizia Scerra, preside dell’Istituto comprensivo 13 –: cerchiamo la collaborazione di tutti". Luca Prono, preside dell’Istituto comprensivo 5 ha lasciato ai suoi docenti, "la possibilità di venire a scuola oppure no per la lezione", mentre al comprensivo di Ozzano di cui è reggente, i prof delle medie "si sono presentati a scuola in massa".

Per Arturo Consentino della Cisl Scuola, "in assenza di una norma, abbiamo dato indicazione ai presidi di venire incontro alle persone". Due ore al giorno massimo di dad per i remigini, tre dalle seconde elementari in su. Con pause per staccarsi dai monitor.

Contro la didattica a distanza si scaglia il comitato Priorità alla scuola-Pas che lancia la proposta di uno sciopero della dad. Una "settimana di obiezione di coscienza" per lanciare un segnale forte alla Regione, chiedendo il ritorno in classe. Astensione qui, mailbombing a livello nazionale sempre con Pas che invita a intasare la mail del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.

Il boicottaggio della dad è un modo affinché l’assenza da scuola di bambini "diventi visibile. Se le aule telematiche si svuoteranno, se i registri conteranno centinaia di assenze, se la scuola si fermerà davvero allora forse qualcuno comincerà ad ascoltare. Questo ‘basta’ lo possiamo dire solo noi genitori. Fermiamo la scuola oggi per tornare a scuola domani".

Oltre allo sciopero della Dad, il comitato propone di appendere striscioni a ogni finestra con la scritta ‘La scuola a scuola’ e di fare una foto ai bambini davanti al pc, anche di spalle, con la scritta ‘Questa non è una scuola’.  

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