Scuola Bologna, i presidi: "Aule sicure". Studenti divisi e tanti scioperano

Oggi la campanella suona per i ragazzi delle superiori: il 50% torna in classe, gli altri a distanza. Assenza dalle lezioni, la protesta vede in prima linea il Fermi, il Galvani e una classe del Copernico

Aurelio Alaimo, preside del liceo Galvani

Aurelio Alaimo, preside del liceo Galvani

Bologna, 18 gennaio 2020 - Oggi tutti in classe. O almeno per il 50% degli studenti delle superiori (circa 20mila), mentre gli altri saranno in didattica a distanza per poi alternarsi. Una campanella preceduta, ieri, da una mattinata al cardiopalma con la convocazione d’urgenza del Cts per discutere dell’apertura, osteggiata da alcuni presidenti di Regione. I cellulari ribollono. I genitori sono pronti a scendere in piazza. L’allerta è molto alta. Nel giro di un’oretta il Cts parla: le scuole vanno riaperte se in zona gialla o arancione e se qualche presidente di Regione decidesse diversamente, "se ne assume la responsabilità", avvertono gli esperti. Si leva un sospiro di sollievo: dai presidi agli studenti, passando per i genitori e anche Tper che metterà in campo task force mai vista di autobus e personale fin dalle prime ore perché gli zaini varcheranno i portoni tra le 8 e le 9. Oggi la campanella suonerà, ma non per tutti. Prende corpo, tra i ragazzi, lo sciopero delle lezioni lunedì e martedì: restare in didattica a distanza. Motivo? Si sentono poco tutelati. In pole, i licei Fermi e Galvani, armati di sondaggi plebiscitari contro il rientro. Per la cronaca, l’assenza da scuola dovrà essere giustificata come da prassi.

Scuola: le superiori oggi tornano in classe

Al Fermi, la protesta sta virando verso una giornata di studio individuale, ma sempre a casa. Al liceo Copernico, una quinta si oppone alla decisione del Tar e chiede "ai professori di collegarsi su Meet anche per le lezioni che avremmo svolto in presenza". "Stiamo facendo molto per i ragazzi – osserva il preside del Galvani, Aurelio Alaimo –. Credo che la loro inquietudine non riguardi tanto l’ambito scolastico, ma ciò che c’è intorno alla scuola". Trasporti in primis. E comunque "li coinvolgeremo" in un progetto ad hoc. "Tutti questi cambiamenti hanno disorientato i ragazzi. Lo sciopero è un modo per far sentire la loro voce" spiega il preside del Fermi, Fulvio Buonomo, che tiene aperto un canale con i suoi ragazzi "per cercare di dare loro un punto fermo".  

L’attuale incertezza che "riguarda tutti, crea una situazione di maggior disagio". Agli studenti, "ho detto che comprendo le loro preoccupazioni, condivisibili, ma una decisione è stata presa e va rispettata. Facendo sì che tutto sia in sicurezza anche grazie alla loro collaborazione. Sono in gioco due diritti che vanno garantiti: quello all’istruzione, che la didattica a distanza non assicura altrettanto bene della didattica in presenza, e il diritto alla tutela della salute, che si realizza più facilmente se si rimane a casa da scuola, ma che richiede un costo elevato in termini di risorse emotive. Tutti noi vogliamo tornare a scuola, con la certezza che entrambi questi diritti siano soddisfatti, ma è un equilibrio delicato". Ecco perché "dobbiamo riprendere in modo graduale le nostre attività con la consapevolezza che saremo noi, con i nostri comportamenti, a fare la differenza rispettando le misure di protezione dentro la scuola e soprattutto fuori, per prevenire la diffusione dei contagi".  

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