SEDICI ANNI AL BABY KILLER

Omicidio di Chiara Gualzetti, il 17enne aveva scelto il rito abbreviato: è il massimo della pena. L’assassino era lucido e l’azione, ha stabilito il giudice, è stata efferata e premeditata

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Sedici anni e quattro mesi per avere ucciso a coltellate e calci in faccia Chiara Gualzetti. Sedici anni, come quelli che lei non aveva ancora compiuto e non compirà mai. Un omicidio efferato e premeditato. È questa la pena stabilita dal giudice dell’udienza preliminare Anna Filocamo per il diciassettenne reo confesso dell’omicidio della ragazzina che, il 27 giugno di un anno fa, fu assassinata nel parco dell’Abbazia di Monteveglio, a pochi passi dalla casa in cui papà Vincenzo e mamma Giusy l’aspettavano, dopo l’uscita con quello che doveva essere un amico e che invece si è rivelato il suo carnefice.

Una lunga giornata, quella di ieri, al tribunale per i minorenni al Pratello, cominciata alle 10 e finita con la sentenza arrivata poco dopo le 18. In aula, il pm Simone Purgato dopo la requisitoria aveva chiesto per l’adolescente il massimo della pena: 24 anni, scontati a 16 e mezzo per la riduzione di un terzo prevista dal rito abbreviato prescelto, già comprensivi del reato di porto d’armi per il coltello da cucina che il ragazzino portò da casa appositamente per uccidere Chiara.

L’imputato era in aula, con la madre e l’avvocato Tanja Fonzari che lo difende. Non è stato invece ammesso Vincenzo, il padre di Chiara, poiché in caso di processo con minori coinvolti e per di più in abbreviato non solo le udienze sono a porte chiuse, ma non possono neanche costituirsi parti civili, che possono accedere solo in caso di consenso di tutte le parti. Alla richiesta di ammissione dei Gualzetti, respinta dalla difesa, il giudice ha stabilito che assistesse solo l’avvocato che li rappresenta, Giovanni Annunziata.

Prima della sentenza, emessa dopo una camera di consiglio durata circa tre ore, si è discusso della ’superperizia’ affidata dalla gup alla psichiatra Luisa Masina, la quinta nei confronti dell’adolescente da un anno rinchiuso al Pratello, dopo quelle richieste da Procura e parti. Un esame che aveva una volta in più stabilito la sua capacità di intendere e di volere, nonostante lui sostenesse di avere ucciso guidato da un "demone" che gli parlava.

La condanna è stata accolta dalle lacrime di papà Gualzetti e di alcuni amici e parenti della famiglia, tra cui membri dell’associazione ’L’Arco di Chiara’, fondata in memoria della ragazzina. Infine, quando dai cancelli del tribunale sono uscite la madre dell’imputato e il suo avvocato, il gruppo di amici si è lasciato andare a grida e applausi di scherno nei loro confronti. La madre dell’adolescente se n’è andata senza raccogliere la provocazione.

Federica Orlandi

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