Maglietta Auschwitzland: Selene Ticchi, rischio prescrizione

Dopo la sentenza della Cassazione

Selene Ticchi,  rischio prescrizione
Selene Ticchi, rischio prescrizione

Bologna, 27 settembre 2023 – "Si attendono le motivazioni". Dalla Procura di Forlì al momento non escono altre riflessioni sulla sentenza della Cassazione che la scorsa settimana ha azzerato la sentenza del processo a Selene Ticchi, bolognese, che il 28 ottobre 2018, a Predappio, per l’anniversario della marcia su Roma, sfoggiò la maglietta con la scritta ’Auschwitzland’.

Per gli Ermellini l’ufficio requirente forlivese ha contestato "un reato diverso rispetto ai fatti avvenuti": quella della Ticchi non fu – per la Cassazione – un’incitazione alla discriminazione tramite ostentazione di simboli particolari (violazione dunque dell’articolo 2 della legge Mancino); fu invece "un incitamento fondato sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah, come da ultimo comma dell’articolo 604 bis del codice penale". In primo grado l’imputata venne assolta. La procura fece subito ricorso in Cassazione. Che ora s’è espressa. E in modo spiazzante.

Che farà ora la procura di Forlì? Rifarà un altro processo? Ovvio che vige, come principio cardine, l’indipendenza degli uffici giudiziari. Ma è pur vero che gli indirizzi dei "giudici superiori in grado" vanno in qualche modo recepiti. Così ecco che la Procura forlivese, al momento, decide di "attendere le motivazioni" che hanno portato alla deliberazione di annullamento senza rinvio della Suprema Corte. Ticchi era stata assolta in primo grado (la pm forlivese Laura Brunelli chiese una condanna a nove mesi e 600 euro di multa), ora è arrivata la Cassazione. La palla ripassa alla Procura, ma la partita non è infinita: sulla vicenda incombe l’ombra inesorabile della prescrizione del reato.

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