di Donatella Barbetta
Chi rientra in Emilia-Romagna da Croazia, Grecia, Malta e Spagna non dovrà osservare la quarantena nei giorni precedenti all’esecuzione del tampone e nemmeno per il tempo di attesa dell’esito.
Professor Fabrizio Pregliasco, una scelta su cui è d’accordo?
"Per me sarebbe preferibile mettere queste persone in quarantena, ma la decisione è accettabile alla luce delle esigenze lavorative: chi rientra ha la necessità di riprendere l’attività", risponde il virologo dell’università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi, situato nel capoluogo lombardo.
Quindi i giorni precedenti al referto rappresentano un rischio?
"Il rischio è minimo in ambito lavorativo, perché ormai nelle aziende si osservano le prescrizioni di protezione, come mascherine, distanziamento e igiene delle mani. Rimane una responsabilità personale nella vita extra lavorativa. Insomma, le persone dovranno stare molto attente ai loro comportamenti".
I problemi maggiori ora provengono da chi arriva nel nostro Paese. Solo all’aeroporto di Bologna ogni giorno, in questo periodo, arrivano circa 1.300 viaggiatori. Si riuscirà a fare a tutti il tampone in 48 ore?
"Dal punto di vista organizzativo non è certo facile. La cosa più veloce sarebbe organizzare gli interventi in aeroporto".
Nell’ordinanza ministeriale l’obbligo del tampone è per chi ha soggiornato nei Paesi a rischio di contagio nei quattordici giorni antecedenti. Una precauzione in più?
"Certo, perché sappiamo che quello è il tempo massimo di incubazione del virus".
Però non sono obbligate a sottoporsi al tampone le persone rientrate entro mercoledì. Un consiglio per loro?
"Rimane la responsabilità dei singoli e l’attenzione alle eventuali sintomatologie, comparse nei giorni successivi al rientro, da segnalare subito al medico di famiglia".
L’età media dei contagiati dal Covid scende e i riflettori si accendono, in particolare, sui ragazzi che rientrano dalle vacanze all’estero, sulle badanti e più in generale sui lavoratori stranieri. La scoperta di nuovi focolai deve allarmarci?
"Oggi sono ancora ottimista, anche se prudente, perché la situazione è buona dal punto di vista epidemiologico. Riusciamo a individuare i focolai, li circoscriviamo e scopriamo anche gli asintomatici. Direi che sta accadendo ciò che ci si aspettava: niente di più e niente di meno. Ma queste azioni devono essere supportate dal comportamento dei cittadini".
Che cosa non va bene?
"Dico solo che non bisogna essere imprudenti, altrimenti i rischi aumentano. È necessario usare il buon senso, a partire dai ragazzi, ai quali raccomando di indossare la mascherina anche all’aperto. Certo, non sempre, ma quando si formano dei gruppi e stanno vicini. Le regole ormai le conosciamo tutti e vanno applicate".
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