Sergio Bernal, la magia del flamenco

L’artista spagnolo domani sera al Duse: "Ho capito a 4 anni che la danza sarebbe stata la mia vita"

Sergio Bernal, la magia del flamenco

Sergio Bernal, la magia del flamenco

di Valentina Bonelli

Parte proprio da Bologna, dal Teatro Duse, domani alle 21 il tour nazionale Una notte con Sergio Bernal, presentato da Daniele Cipriani Entertainment. Uno spettacolo che segue di pochi giorni la partecipazione del danzatore spagnolo al Gala Les Étoiles al Comunale Nouveau, a conferma del successo che anche Bologna ormai gli tributa. Negli ultimi mesi abbiamo ritrovato Bernal ospite di popolarissimi programmi televisivi, condotti da Fiorello, Maria De Filippi, Amadeus, Mara Venier, ma l’intervista che ci concede alla vigilia del suo ritorno in città è l’occasione per conoscerlo meglio. A partire dai suoi esordi.

"Ho incontrato il flamenco da bambino: avevo solo 4 anni! La mia non è una famiglia di artisti – racconta Sergio Bernal –, e chissà perché mia madre decise di portare mio fratello maggiore e me a scuola di flamenco invece che a giocare a calcio come tutti i bambini. Risultato: dopo una settimana mio fratello lasciò, mentre io, che dovevo aver già capito quanto mi piacesse comunicare con la gente attraverso la danza, volli continuare. Dal flamenco facile degli inizi passai a studiare il flamenco puro, che è forte e ostico, mentre al Conservatorio conobbi lo stile classico della ’Escuola bolera’. Stili difficili da proporre integralmente, così che, proprio per il mio desiderio di dialogare con un vasto pubblico, scelgo nelle mie esibizioni di unire le tante influenze che il flamenco convoglia".

Lo conferma il programma scelto per la ’notte’ con Bernal, scandita da creazioni che portano la sua firma, come Orgìa, di cui abbiamo ammirato un estratto a solo al gala e che vedremo invece in versione integrale per trio completato dalla ballerina in bata de cola (lo strascico a balze del costume femminile) Miriam Mendoza e dal bailaor José Manuel Benitez.

Entrambi sono artisti del Ballet Nacional de España, riuniti oggi nella Sergio Bernal Dance Company insieme con una chitarra, due cantanti e percussioni per intermezzi musicali dal vivo. O ancora Bolero, sulla celebre partitura di Ravel, anch’esso ripensato proprio per il trio dopo l’anteprima dell’assolo di Bernal al gala.

"Del genere detto ’classico spagnolo’ – continua Bernal – ho scelto invece la Farruca del grande Antonio (Ruiz Solero) su musica di Manuel de Falla. Un assolo che danzo pensando alle parole rivolte ad Antonio dal grande coreografo Massine, che incluse il brano nel suo balletto Il cappello a tre punte: ’Mettici tutta la tua forza, sei un torero nell’arena!’".

Non mancano creazioni di danza contemporanea, firmate dal coreografo Ricardo Cue: come El Cisne, rilettura dell’assolo La morte del cigno, su musica di Saint-Saëns, per un Bernal quasi ’desnudo’.

"O, sempre di Cue, El último encuentro, per me e Miriam Mendoza su una canzone di Alberto Iglesias dal film Parla con lei di Almodóvar".

Alla fine si attende il consueto bagno di folla, che Bernal considera parte della sua esibizione: "La nostra è una professione molto dura – conclude il danzatore spagnolo – e dopo lo spettacolo ricevere il calore e l’allegria del pubblico è un momento irrinunciabile per me. Perché insieme abbiamo compiuto un viaggio dentro il flamenco e alla fine ci ritroviamo a commentarlo".

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