Macrobiotica, a Bologna 4mila iscritti. "Non siamo una setta"

Enrico Rizzo, presidente dell’associazione ‘Un punto macrobiotico’ si dice "sgomento" per l’inchiesta

Enrico Rizzo, presidente dell’associazione ‘Un punto macrobiotico’ (Schicchi)

Enrico Rizzo, presidente dell’associazione ‘Un punto macrobiotico’ (Schicchi)

Bologna, 15 marzo 2018 - "Noi una setta? Mi fa sorridere l’idea, ma credo che quest’effetto mediatico faccia sicuramente molto bene alla concorrenza". Enrico Rizzo, avvocato, è noto ai più per essere il presidente di Asspi e l’ex numero uno di Acer, ma sotto le Due Torri ricopre anche l’incarico («gratuito», sottolinea) di presidente dell’associazione Un punto macrobiotico.

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Come ha appreso dell’inchiesta? «Lunedì 12 c’è stato un incontro a Roma, nel corso del quale il segreterio nazionale ha comunicato l’esistenza di quattro avvisi di garanzia. Pianesi non c’era; nulla è stato aggiunto sulle ipotesi di reato».

Che, invece, ieri sono state diffuse dagli inquirenti ad Ancona. «Sì e sono rimasto sgomento, sembrano le accuse a Muccioli (fondatore della comunità di San Patrignano per il recupero dalle tossicodipendenze, ndr), all’inizio. Non esistono sette, ma migliaia di persone che mangiano in modo sano ed equilibrato, senza alcun maltrattamento o costrizione».

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Tra le varie, si ipotizza una rete di società tutte riconducibili a Pianesi, dall’editoria all’approvvigionamento dei prodotti. «Che nelle attività ci sia una colleganza culturale è fuori di dubbio, ma societaria non mi risulta».

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Come funziona l’attività di Upm in via Tiarini? «Dal febbraio 2017 è stata distinta l’attività di volontariato dell’associazione, che presiedo, da quella commerciale del ristorante e del punto vendita che fa capo a Un tarassaco snc, società costituita da quattro soci con completa autonomia economica e finanziaria dall’associazione nazionale».

Come mai questa scissione? «Non per esigenze fiscali, ma per l’organizzazione e la diffusione della cultura macrobiotica. Il gruppo lavoro del ristorante è già molto assorbito dall’attività, non può seguire anche il resto delle iniziative».

Che relazione c’è tra ristorante e associazione? «Il ristorante è ente sostenitore dell’associazione, ospita due volte al mese i nostri convegni e applica prezzi ridotti agli iscritti che sono 4-5mila. Prima del 2017 non poteva servire pasti a non iscritti. Ha prezzi calmierati per studenti e pensionati con la minima, propone le diete 4 e 5 di Pianesi, con tavoli ‘sociali’ dove degustare i menu con sconosciuti».

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Ha raccolto fondi per l’associazione nazionale? «Mai a titolo personale, ma tutto il tesseramento viene destinato alla sede nazionale, ma dall’anno prossimo ci verrà restituito sostenendo progetti per il territorio. Come ‘Un bosco per la città’».

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Di cosa si tratta? «Della piantumazione di alberi. Lo abbiamo fatto in un’area privata di un ettaro a Borgo Panigale, con 500 bimbi delle scuole ai quali abbiamo consegnato i semi. Per quest’attività abbiamo raccolto 150 euro in una serata».

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