"Siamo arrivati al cervello dal naso"

Il professor Mazzatenta: "È stata utilizzata una sonda endoscopica di 4 millimetri. Tumore scollato e aspirato"

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La triangolazione tra il Pronto soccorso di Imola, l’Irccs Istituto Scienze neurologiche di Bologna e il Maggiore ha salvato due vite: la bimba nata prematura con un parto cesareo e la mamma operata il giorno dopo per un tumore alla testa. Il coordinatore dell’operazione è stato Diego Mazzatenta, responsabile del Programma di neurochirurgia dell’ipofisi dell’Isbn, hub regionale per la cura e la diagnosi dei tumori dell’ipofisi e della base cranica. "I medici di Imola ci hanno chiesto un teleconsulto – ricostruisce il professor Mazzatenta – e ho visto che i sintomi di una sofferenza al cervello erano già evidenti. La donna era in pericolo di vita, non poteva aspettare il parto naturale, previsto dalle tre alle sette settimane successive. Così abbiamo organizzato il trasferimento della paziente al Maggiore, dove era già pronta una squadra di specialisti e dopo poche ore ha partorito con un cesareo. Poi 24 ore di osservazione, e il trasferimento da noi, al Bellaria".

La mamma entra di nuovo in sala operatoria, per un delicato intervento che durerà sei ore, attesa da venti specialisti, tra anestesisti, rianimatori, neuroradiologi ed endocrinologi, guidati dal neurochirurgo Mazzatenta e da Ernesto Pasquini, direttore dell’Otorinolaringoatria del Bellaria. Non ci sarà alcun intervento sul cranio, né cicatrici sul volto. "Per rimuovere l’emangioma, un tumore vascolare raro, benigno, della base del cranio, grande come un mandarino – precisa Mazzatenta – ho utilizzato una sonda endoscopica di 4 millimetri, passando dal naso. Il tumore è stato delicatamente scollato da tutte le strutture cerebrali, rimosso un pezzo alla volta e poi aspirato". Manovre che solo un operatore di grande esperienza riesce a compiere. Importante il ruolo di Pasquini, esperto nella chirurgia complessa della base cranica endoscopica: "Per permettere al neurochirurgo di passare dal naso, io apro la porta, lui toglie il tumore e io richiudo la porta. Ossia, si sfrutta il passaggio delle cavità nasali per arrivare all’ipofisi – spiega con semplicità –. Ci muoviamo così grazie a un’esperienza pluridecennale per gli adenomi ipofisari. Questa svolta abbiamo usato una via nuova, spostandoci verso il lobo temporale destro dove era il tumore. E ce l’abbiamo fatta".

Donatella Barbetta

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