GIORGIA DE CUPERTINIS
Cronaca

Siccità e alluvioni, allarme acqua. Gli industriali: costruire nuove dighe

Il prelievo dalle falde ha causato l’abbassamento del suolo. Bologna è sprofondata di 3,5 metri in 124 anni "Dagli anni Settanta è stata realizzata una sola grande infrastruttura". Pressing per Castrola e Vetto

L'annuncio del governatore Michele de Pascale: piano pluriennale di opere per aumentare la sicurezza idrogeologica

L'annuncio del governatore Michele de Pascale: piano pluriennale di opere per aumentare la sicurezza idrogeologica

Progettare nuove dighe e invasi nel territorio dell’Emilia-Romagna. È solo una delle proposte che Confindustria lancia alla Regione, in occasione di un convegno ad hoc per ragionare sul tema delle infrastrutture idriche e sulla gestione dei corsi d’acqua in regione. Proposte sì, ma sostenute anche dalla presentazione di alcune analisi che, come una vera e propria "radiografia" del territorio, hanno così evidenziato alcuni tra i problemi più rilevanti da fronteggiare. Un esempio? La subsidenza, legata anche all’urbanizzazione massiccia: in alcune zone di Bologna, ad esempio, il suolo si è abbassato di 3,5 metri negli ultimi 124 anni, cioè in poco più di un secolo, a causa, tra l’altro, del massiccio prelievo dalle falde.

Anche per questo motivo, gli industriali spingono per la realizzazione delle dighe di Castrola (Bologna) e Vetto (Reggio Emilia), che potrebbero offrire una capacità complessiva di invaso significativa e risolvere così "una parte dei problemi".

Ma non solo. Allargando lo sguardo, tra le proposte degli industriali emergono anche arginature resistenti a pressioni più intense, una maggiore diffusione di casse di espansione e la realizzazione di impianti di desalinizzazione. Gli industriali sottolineano soprattutto il grave ritardo accumulato. "Dagli anni Settanta a oggi, solo un’opera infrastrutturale di rilievo è stata realizzata delle decine che sono state discusse o ipotizzate, cioè la diga di Ridracoli – ha sottolineato la presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Annalisa Sassi -. Per cinquant’anni l’acqua, nel nostro territorio, è stata sostanzialmente data per scontata. Oggi non possiamo più permettercelo, ed è anche per questo che vogliamo offrire un contributo di idee e proposte: è necessario aprire una nuova stagione di pianificazione e di investimenti, avviando un lavoro congiunto e mirato verso un piano concreto di interventi e una nuova governance della risorsa idrica".

Siccità e alluvioni, allarme acqua. Gli industriali: costruire nuove dighe
Da sinistra, Nicola Pizzoli, Irene Priolo, Annalisa Sassi e Michele de Pascale ieri al convegno di Confindustria

L’Emilia-Romagna, come ricordato dall’assessora regionale all’Ambiente, Irene Priolo, sta lavorando al nuovo Piano regionale di tutela delle acque: "Oggi dobbiamo fare una nuova pianificazione - conferma Priolo – tenendo conto di come sono cambiati gli eventi meteorologici". Ma le numerose proposte di Confindustria, ieri mattina, sono state ascoltate e portate sotto la luce dei riflettori anche dal presidente della Regione, Michele de Pascale. "Vogliamo rispondere con una logica strutturale a tutti i temi legati all’acqua, non solo durante le emergenze. Tenere insieme carenza e gestione degli eccessi è molto interessante, perché con un solo investimento si risponde a due questioni – afferma il governatore -. Speriamo che a giorni esca il nuovo decreto da parte del governo, che dovrà mettere ordine a tutti gli eventi alluvionali che si sono verificati dal 2023 al 2024 in Emilia-Romagna. Vogliamo realizzare un piano pluriennale di opere che, di anno in anno, aumenti la sicurezza idrogeologica della regione".

Sulla desalinizzazione, invece, il governatore riconosce come si tratti di "una tecnologia che va studiata e che potenzialmente può anche essere utile nella Riviera romagnola – spiega - ma si possono fare altre cose che costano meno e rendono di più. Abbiamo altre idee sulla Diga di Ridracoli, connettendola con una nuova gronda".

Infine, riflettori accesi anche sulla diga di Vetto: "E’ stata fatta una norma per nominare un commissario, ma da più di 30 giorni questa nomina non avviene. Nel caso del rigassificatore di Ravenna c’erano poteri speciali, tempi contingentati per le autorizzazioni e la struttura della Regione Emilia-Romagna, che si è fatta carico di tutte le procedure". In questo caso, invece, "avevamo delle perplessità non tanto sullo strumento del commissario, che è comprensibile, ma su identificare una figura che poi da sola, senza poteri speciali, non si capisce in che modo potrà accelerare con la procedura".

Al convegno era presente anche Elena Ugolini, capogruppo in Regione di Rete Civica, che ha chiesto l’audizione in commissione Territorio degli esperti e dei vertici di Confindustria che hanno curato lo studio.