Bologna, gli schiavi della notte. Zero trasporti e sicurezza, così lavorano i fattorini

Bologna, abbiamo seguito i turni con i dipendenti della logistica e i facchini Molti dormono in strada o alla stazione in attesa del treno, mancano i collegamenti

Bologna, 19 luglio 2022 - Immaginate di essere dei facchini. Immaginate un turno notturno di più di otto ore all’Interporto di Bologna, quindi a Bentivoglio. Qui, in un complesso di oltre quattro milioni di metri quadri di capannoni, servizi e uffici della logistica a quasi venti chilometri dal centro della città. E, ancora, immaginate di essere in Italia solo da qualche anno: non conoscete bene l’italiano e arrivare a fine mese in città è sempre un’impresa. Ma, soprattutto, immaginate di non aver nessun mezzo a disposizione per recarvi al lavoro, se non treni e autobus. Succede, però, che dal lunedì al venerdì gli orari del vostro turno non coincidono con quelli dei mezzi di trasporto. L’ultimo autobus che da Bologna vi porterebbe all’Interporto, dal blocco 3.2, arriva alle 18.30. E se il vostro turno comincia dopo quell’orario, ahimè, vi toccherà prendere un treno da Bologna e arrivare alla stazione di San Giorgio di Piano o a quella di Funo e poi, da lì, a piedi fino all’Interporto.

Alcuni fattorini che hanno finito il turno di notte e si dirigono verso la stazione
Alcuni fattorini che hanno finito il turno di notte e si dirigono verso la stazione

E per il ritorno? Stesso discorso, ma con la differenza di avere otto e più ore di lavoro sulle spalle. L’ultimo autobus che dall’Interporto, al blocco 10.1, potrebbe riportarvi a casa a Bologna è alle 18.30. Ma se il vostro turno di lavoro finisce in un arco di tempo compreso tra le 23 e le 5 di mattina allora sarete abbandonati a voi stessi: non ci sono autobus che vi riportano a Bologna e l’unica soluzione per tornare a casa è arrivare in stazione e aspettare lì quasi tutta la notte il primo treno delle 5.12 da Funo o delle 5.05 da San Giorgio di Piano.

È questo il destino ci centinaia di lavoratori che non hanno modo di tornare a casa dopo il lavoro dall’Interporto. C’è Mohsine , che di anni ne ha 52, e si è comprato un monopattino elettrico: "Stacco alle cinque di mattina, prima andavo a piedi ora percorro quasi sette chilometri in monopattino.E questo perché non esistono autobus dopo le 18.30 qui all’Interporto". Muoad e Adnan, invece, hanno 42 e 40 anni ma nessun monopattino. Iniziano il turno intorno alle 22, partono da Bologna e dalla stazione di Funo gli tocca farsela a piedi: "A volte ci va bene che troviamo un passaggio – dicono –, ma spesso bisogna fare più di un’ora a piedi e arrivare al lavoro già stanchi. E dopo otto ore, tocca rifare il percorso a ritroso".

E di storie come queste, qui all’Interporto, ce ne sono tante. Amath e Asa, di 31 e 29 anni, da mezzanotte sono in stazione a San Giorgio di Piano ad aspettare il treno delle cinque. Non possono dormire: "Altrimenti ci rubano la bici o lo zaino". E non hanno altre alternative: "Altrimenti non possiamo pagare l’affitto". C’è Ahmed, 50 anni, che è disperato. Quando gli chiediamo cosa lo spinge a fare tutto questo ci risponde "i miei figli, la mia famiglia. Ma sono stanco, sto male". E poi ci sono loro, gli ’angeli della notte’, come li chiamano qui. Quei lavoratori patentati e automuniti che dalle cinque del mattino mettono a disposizione la propria vettura per accompagnare in stazione quanti più colleghi possono. Raza, 36 anni, fa anche quattro volte andata e ritorno dalla stazione di Funo con la macchina piena di colleghi. Reda, invece, dopo 5 anni di chilometri macinati a piedi ora che ha la patenta passa due ore dopo la fine del turno a riportare a Funo amici e colleghi. Nella nostra video-inchiesta abbiamo seguito i turni con i dipendenti della logistica e i facchini e documentato questo lato oscuro nel cuore dell’economia dell’Emilia-Romagna.

 

 

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