Simona Vinci e il fascino di Villa Giacomelli

"Quel posto ha attirato, e attira ancora, personalità straordinarie. Vorrei farne una Fondazione legata alla musica, al rapporto con Verdi"

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di Letizia Gamberini

Proprio un anno fa usciva il romanzo di Simona Vinci L’altra casa (Einaudi). Pagine intessute di mistero, che riportavano i lettori nella Bassa, svelando, fra fiction e realtà, un capitolo non così noto della storia musicale locale. Siamo a Budrio, dove la scrittrice (ospite oggi del nostro podcast) vive e continua a intrecciare storie, a partire da quella di Villa Giacomelli, alle porte della città. Luogo abitato negli anni da personalità singolari, immerso in un evocativo giardino, continua oggi il suo racconto: solo poche settimane fa, le persone coinvolte nella vita della villa, a partire dalla proprietaria, si sono ritrovate fra le sue mura.

Signora Vinci, riannodiamo la storia di Villa Giacomelli. Fra gli abitanti c’è stata la mezzosoprano Giuseppina Pasqua.

"Era una grandissima cantante lirica. Veniva da Perugia, da una famiglia non ricca e questo è già interessante perché chi diventa artista in certi tempi – siamo nella seconda metà dell’Ottocento – difficilmente viene da famiglie umili. E dunque è stato il suo talento eccezionale a portarla sulle scene. Esordisce giovanissima nel Ballo in Maschera di Verdi, compositore con cui lavorerà tantissimo. Verdi strinse amicizia anche con il marito di Pasqua, il baritono bolognese Astorre Giacomelli e venne parecchie volte a Budrio".

Gli abitanti singolari della casa non sono finiti.

"La villa ha un rapporto di dialogo ininterrotto con l’esterno attraverso un parco storico segnato, importantissimo per la storia, con legami con il giardino del Falstaff e il parco di Windsor… Prima della Seconda Guerra Mondiale, la villa venne affittata a Camilla Partengo, laureata in Fisica e prima donna a prendere la patente. Venne a Bologna per studiare con Augusto Righi e inventò una scuola privata in cui chiamò un amico fiorentino, filosofo, matematico ed esoterista, dalla vita tormentata. Era Arturo Reghini, che scrisse libri fondamentali sulla geometria euclidea e morì nella villa. E’ singolare questo movimento di tempi e persone, legate da qualcosa di misterioso".

Cosa potrebbe esserci nel futuro della casa?

"La proprietà vive a Roma e la signora Giuseppina Mazzetti è molto affezionata a questo luogo. Quello che avevamo immaginato e che io sognerei, anche se dipende da tanti fattori, è rendere questo posto una Fondazione e farlo diventare un luogo in cui si produce cultura. Siccome è legato alla storia della musica, la mia idea sarebbe stata quella di ospitare dei workshop di canto, affiancandoli a eventi che abbiano a che fare con la cucina verdiana, mostre, convegni. Lo spazio ci sarebbe anche per ospitare persone".

Quant’è importante questo angolo di Bassa per il suo immaginario?

"Per certi versi è una maledizione, perché Budrio è come il paese della serie Les Revenants: un luogo da cui tutti cercano di uscire ma vengono riportati indietro. Dopo anni ho riscoperto le origini, le radici. Penso che il luogo in cui si è stati bambini, in cui si è cominciato a imparare qualcosa del mondo, continui a raccontare storie. Da un punto di vista letterario sono molto attratta dalle autrici e dagli autori che si concentrano sul luogo che conoscono di più, che anche se è piccolissimo, attraverso la letteratura, può diventare un universo intero".

Dove la porteranno i prossimi progetti?

"In tante direzioni diverse, ma sicuramente parto da qui e forse finirò verso la Guerra di Spagna. E forse ancora più lontano".

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