Sira Industrie torna alla famiglia Gruppioni: "Ora la sfida green"

Dopo quasi dieci anni il gruppo di Pianoro ancora in mano alla Sira Group Spa. "Un’operazione stimolante. Le sfide: transizione energetica e mobilità green"

Valerio Gruppioni, Presidente e Ceo di Sira Industrie

Valerio Gruppioni, Presidente e Ceo di Sira Industrie

Bologna 21 luglio 2021 - A quasi dieci anni dall’entrata in Sira Industrie del Fondo italiano d’investimento, il gruppo industriale è tornato al 100% a Pianoro, in mano alla Sira Group Spa della famiglia Gruppioni. Per la realtà bolognese, nata oltre 60 anni fa e attiva nell’automotive e nei radiatori per il riscaldamento, si conclude un’epoca che l’ha vista crescere, affiancata dal fondo che, da qualche anno, è passato in mani internazionali (la partecipazione più rilevante, col 44,5%, è di Nb Aurora, affiancata da altri fondi gestiti da Neuberger Berman). Ora, riacquistato a 15 milioni il 40,3% di Sira Industrie, il presidente e ceo Valerio Gruppioni guarda a un 2021 che lascia spazio all’ottimismo (oltre 120 milioni i ricavi attesi) e ai prossimi anni, in cui con la transizione energetica "vogliamo essere protagonisti". Gruppioni, la decisione di ricomprare la propria quota dai fondi non è un po’ in controtendenza? "Abbiamo fatto questa operazione dieci anni fa con il Fondo italiano d’investimento perché era un fondo dello Stato per aiutare lo sviluppo delle pmi. Non avevamo intenzione di liberarci del gruppo: il progetto era propedeutico alla crescita e dopo dieci anni riportava all’acquisizione delle quote". Il fatto che i dieci anni siano arrivati proprio in questa fase è un problema? "Questa operazione non è preoccupante ma stimolante: abbiamo intenzione di aprire una nuova pagina con nuove sfide che ci attendono, tra cui la transizione energetica e la mobilità green di cui vogliamo essere protagonisti. Per il mercato è un momento complicato, non solo per l’automotive, ma l’obiettivo è lo sviluppo". Quali sono le prospettive future? "Con termosifoni e riscaldamenti abbracciamo quasi tutti i mercati. Per l’automotive, che oggi vale l’80% del nostro fatturato, in dieci anni siamo cresciuti in internazionalizzazione. Ora vogliamo disegnare una pagina nuova ed è il momento giusto per intraprendere una nuova strada. Vogliamo crescere sui mercati dove i mezzi di locomozione stanno cambiando e vogliamo essere protagonisti sulla mobilità green. Ci lavoriamo da anni". Sul fronte occupazionale cosa succederà? "Ci sarà un ricambio generazionale, a Nusco (nello stabilimento in Irpinia) abbiamo fatto un contratto di secondo livello di quattro anni proprio guardando a questo". Non pesa l’assenza di un socio, pensando a futuri investimenti? "Per stessa ammissione del fondo il nostro è un gruppo abbastanza strutturato. Abbiamo avuto in questa operazione grande supporto da Intesa Sanpaolo e Unicredit, che rafforza la nostra partnership con gli istituti che sposano il nostro progetto industriale". L’operazione arriva in un momento in cui nell’automotive si registrano le chiusure in Gkn, Gianetti Ruote, Timken. Non la preoccupa la situazione? "È una situazione di grande cambiamento, come c’è un grande cambiamento nella mobilità. Ogni realtà è fine a se stessa: bisogna capire, dove ci sono i fondi, qual è l’intento dell’imprenditore che ha fatto l’operazione. Il cambiamento in corso comunque non avverrà in maniera repentina. È epocale, richiederà tempo. Le aziende hanno davanti una sfida nuova. Chi si adeguerà, o è partito in anticipo, probabilmente avrà successo". Quanto vi ha colpiti il Covid? "Come per tutti il Covid ha impattato, soprattutto nei primi nove mesi del 2020. La nostra azienda ha tenuto in maniera adeguata, ci apprestiamo a riprendere il nostro percorso come avevamo già fatto alla fine dell’anno scorso. Il nostro budget 2021 si avvicina molto al livello del 2019. Viviamo un momento di grande tensione sulle materie prime, bisognerà vedere come evolverà la situazione. Ma ci aspettiamo in questa semestrale un risultato importante".  

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