Slow Wine, i calici del territorio in vetrina

Al Sana sono 57 i produttori vinicoli locali che espongono i loro prodotti, fatti di tanta tradizione e sguardo al futuro

Migration

di Giorgia De Cupertinis

All’entrata del padiglione 20, a BolognaFiere, è la scritta Emilia Romagna ad accogliere i professionisti del mondo del vino che, tra ieri e oggi, prendono parte alle due giornate interamente a loro dedicate all’interno di Sana Slow Wine Fair. Tra i 542 stand che realizzano una mappa vinicola capace di spaziare tra i produttori di tutto il mondo, sono i 57 produttori del territorio emiliano-romagnolo, infatti, a disegnare la prima tappa di un percorso "dal gusto unico e intenso". E, nel quadro internazionale, non manca l’azienda agricola di Alessandro Fedrizzi, giovane produttore bolognese che, fin dall’adolescenza, ha puntato tutto sul settore vitivinicolo. Classe 1994, si presenta non solo come uno dei più giovani produttori della fiera, ma anche dello stesso territorio emiliano, che vanta ora una solida realtà a Castello di Serravalle. "Il mio primo vino? L’ho realizzato a 13 anni, seppur fosse solo un esperimento – ricorda con il sorriso Fedrizzi –. Quando ancora ne dovevo compiere 18, invece, chiesi ai miei genitori di prendere in affitto un vigneto vicino casa: la mia è una vera e propria passione, nata grazie ai contadini che portavano nella zona in cui vivevo da piccolo, cioè Zola Pedrosa, l’uva delle campagne".

Alessandro, inoltre, vanta oggi il premio come migliore vignaiolo d’Italia, titolo assegnatogli nel 2019 da Slow Wine. "Con i vini cerco di comunicare il mio territorio, i colli bolognesi e le loro tradizioni: sono molto legato ai frizzanti, alla rifermentazioni in bottiglia, ma sono anche favorevole a diverse sperimentazioni, come le varietà resistenti". Ma non solo. "Queste fiere sono molto valide – conclude Fedrizzi – sempre con Slow Food parteciperemo ad altri eventi anche all’estero per far così conoscere il sapore dei nostri colli".

Sulle colline di Imola, invece, è la fattoria Monticino Rosso a inebriare, con i propri vini, il territorio. E in questi giorni, anche il palato di operatori internazionali, che possono così godere della loro ricca proposta. "Siamo un’azienda a conduzione familiare – spiega il proprietario, Luciano Zeoli –. Produciamo vini del territorio romagnolo: parliamo in primis di Albana, di Sangiovese e del Pignoletto. Il mercato regionale ci allieta con grandi soddisfazioni: è vero che le cose stanno andando più che bene anche all’estero, ma credo che le migliori vendite siano quelle realizzate in casa propria. E una fiera di questo tipo, nella nostra Regione, è un’occasione da non perdere: gli appassionati non sono mancati, così come sono ora presenti tanti professionisti del settore". I primi incontri sembrano essere proficui. "Abbiamo avuto già contatti da fuori regione: parlarsi, conoscersi e confrontarsi con le varie realtà è fondamentale – continua Zeoli –. Noi, quando raccogliamo un grappolo, sappiamo perfettamente cosa vogliamo andare a creare o cosa dobbiamo farci. Usiamo tanta tecnologia in cantina, che ci dà una mano per non rovinare la qualità del vino, rimanendo sempre al passo con i tempi. Il mio consiglio? Mettersi in gioco e cercare di capire la direzione del mercato senza, però, seguire le mode. Vent’anni fa abbiamo portato avanti un progetto sull’Albana – conclude –: nessuno la voleva sentire nominare, mentre ora è ampiamente ricercata. È una dimostrazione di quanto sia importante non mollare mai le proprie idee e difenderle con i denti".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro