NICHOLAS MASETTI
Cronaca

Sofia Stefani uccisa, le chat di Gualandi alla vittima: “Sono disperato, non reggerò la tensione”

Quasi 17mila messaggi tra i due amanti letti nell’aula del processo dove lui è imputato per omicidio volontario aggravato. A lei scriveva: “Mi disequilibri, sono esausto e finirò per crollare”. I carabinieri: “Non ha mai voluto lasciarla”

Sofia Stefani, ex vigile di Sala Bolognese, aveva 33 anni quando è stata uccisa da un colpo di pistola che l'ha raggiunta poco sotto allo zigomo. Giampiero Galandi è a processo per omicidio volontario aggravato

Sofia Stefani, ex vigile di Sala Bolognese, aveva 33 anni quando è stata uccisa da un colpo di pistola che l'ha raggiunta poco sotto allo zigomo. Giampiero Galandi è a processo per omicidio volontario aggravato

Bologna, 4 giugno 2025 – “Tensione e pressione”. Parole ripetute, più volte, continuamente, nei messaggi tra Giampiero Gualandi 63 anni, ex comandante del comando polizia municipale di Anzola dell’Emilia, accusato dell'omicidio della collega Sofia Stefani, 33 anni, uccisa il 16 maggio del 2024 in seguito a un colpo di pistola partito dall’arma di ordinanza dentro all’ufficio di Gualandi nella sede del Comando della polizia locale di Anzola.

I due avevano una relazione extraconiugale. Secondo l’imputato, il colpo partì casualmente durante una colluttazione, mentre per la Procura – rappresentata dalla procuratrice aggiunta Lucia Russo – si tratta di omicidio volontario, aggravato dal legame affettivo con la vittima e dai futili motivi.

Questa mattina, nell’udienza in Corte d’Assise a Bologna, il maresciallo del Nucleo investigativo dei carabinieri Matteo Filippone ha iniziato a illustrare le chat WhatsApp tra i due. Dall’11 dicembre del 2023 al giorno della tragedia. Ben 16.861 messaggi ottenuti da copia forense, estrapolati dal consulente informatico Michele Sacchetti. Ma c’è stata tensione in aula tra accusa e difesa sull’opportunità di leggere i testi.

Battaglia in aula sui messaggi

L'avvocato  di Gualandi, Claudio Benenati, aveva chiesto di non proseguire nella lettura degli scambi, sessualmente espliciti, tra i due mentre la procuratrice aggiunta Lucia Russo ha invece tenuto che venisse ricostruito in aula l'intero quadro dei loro rapporti. "L'imputato è stato rappresentato per mesi dai media come un buon padre di famiglia, perseguitato da Sofia Stefani - ha detto la procuratrice aggiunte Russo - e anche se non indulgeremo su questi messaggi, è importante far conoscere ai giudici quello che scriveva Gualandi". Posizione condivisa anche il legale dei genitori della vittima, l'avvocato Andrea Speranzoni, che ha spiegato come la madre e il padre di Sofia Stefani preferissero che in aula venissero letti per intero gli scambi tra la figlia e l'ex superiore, "anche se in alcuni momenti questo può risultare doloroso" per fare in modo che i giudici togati e popolari avessero un'idea più articolata di quanto avveniva tra loro.

Gualandi cancellò tutto

L’intero materiale arriva dal telefono della vittima, dato che nello smartphone dell’imputato non erano più presenti le conversazioni. Secondo le indagini dei carabinieri, le chat di Whatsapp furono cancellate mentre Gualandi aspettava l’arrivo di Stefani, il giorno in cui lei morì. Emergono così foto, audio, ma soprattutto messaggi, illustrati davanti al giudice Pasquale Liccardo. Oltre al telefono ci sono tablet, computer, chiavette usb. E oltre a WhatsApp ecco telefonate, conversazioni su Viber e Signal.

Il materiale è stato suddiviso in sei blocchi: analisi sul loro rapporto, sui comportamenti, sulle pretese, sui progetti futuri nel mese di giugno, sullo stato della frequentazione, ma anche sulle violenze fisiche e sulle tensioni.

La tensione di Gualandi

“Mi crei nervosismo”, “Mi crei tensioni”, “Aiutami, non reggerò più se andiamo avanti così”, sono alcuni delle frasi scritte da Gualandi tra dicembre, gennaio e febbraio, a cavallo tra il 2023 e il 2024.

E poi: “Mi disequilibri, finirò per crollare, non reggerò la tensione”, “La testa mi scoppia”, fino al 14 maggio, due giorni prima della tragedia: “Sono davvero esausto, in questo momento, sono esaurito, non ho più energie per sopportare. Sono davvero disperato, non sono mai stato così male”.

Si parla inoltre dei regali, delle uscite nel bar vicino al comando della polizia municipale di Anzola dell’Emilia. Ma anche della presenza di Silvia Fiorini, comandante della polizia locale di Anzola-Sala, vista dai due come problematica. Dalle chat, osserva Filippone, emerge “una ciclica alternanza di quiete e tensione nel loro rapporto”.

“Lui non ha mai voluto lasciarla”

Ma emergono anche dolori alle costole, lividi, denti rotti. Tuttavia, precisa il maresciallo, “la relazione non è mai stata interrotta”, anche se Stefani “ogni tanto mostrava dei sensi di colpa” per la relazione clandestina con l’imputato e aveva anche espresso la volontà di interrompere il rapporto per recuperare la relazione con il suo compagno. Stando a quanto emerge dai messaggi, invece, Gualandi – che oggi è presente in aula – insisteva per far proseguire la relazione, anche dopo che sua moglie l’aveva scoperta”.

"Stefani non ha mai voluto andare a vivere con Gualandi né che Gualandi lasciasse la moglie - ha aggiunto il maresciallo Filippone - e lei non voleva lasciare il compagno. Gualandi sapeva dei problemi psichici di Stefani e c'erano stati degli episodi di violenza da parte di Stefani ai quali Gualandi aveva risposto con altrettanta violenza, mandandola dal dentista", dopo averle rotto un dente con uno schiaffo.

La pistola in ufficio

"Gualandi aveva preso la pistola per pulirla e l'aveva portata nel suo ufficio l'8 maggio, prima dell'arrivo di Stefani di cui era a conoscenza – ha spiegato il maresciallo maggiore del nucleo investigativo dei carabinieri di Bologna, Matteo Filippone nella sua testimonianza in aula - e lo stesso aveva fatto 16 maggio. I colleghi hanno testimoniato, però, che Gualandi non aveva mai avuto la pistola in ufficio prima di allora e non aveva mai fatto ricerche online su come pulire o smontare un'arma"