Bologna, soldi rubati ai bambini disabili. Due verso il processo

Sparito il denaro per i lettini destinati alla Pediatria del Maggiore, inchiesta chiusa. L’ospedale: "Noi estranei"

Neonatologia (Foto d'archivio)

Neonatologia (Foto d'archivio)

Bologna, 22 luglio 2019 - Soldi sottratti a bambini e persone disabili, per conto di un’associazione di beneficenza che in realtà non rappresentava più. Un’accusa gravissima, se confermata, quella per cui sono indagate due donne bolognesi di 59 e 46 anni, rispettivamente ex presidente e vicepresidente dell’Associazione provinciale invalidi civili e cittadini (Apici). Ed è proprio quest’ultima associazione, rappresentata dall’avvocato Sergio Mangiavillano, che ha querelato le donne per appropriazione indebita, mentre una comunicazione ufficiale è stata anche diffusa dalla direzione del reparto di Pediatria dell’ospedale Maggiore, finito tangenzialmente, stando a quanto si afferma, nel mirino dell’attività delle due donne. 

E ora la Procura con il pm Domenico Ambrosino sta coordinando le indagini nei confronti della ex presidente di Apici Bologna (delegazione zona Navile) e della sua vice, che l’avrebbe aiutata. Secondo l’accusa la 59enne, dal 2016 presidente di Apici, si sarebbe appropriata di una decina di migliaia di euro destinate all’associazione e, poi, di una cifra di poco inferiore (circa settemila euro) grazie a una raccolta fondi che avrebbe organizzato sostenendo fosse a favore del reparto di Pediatria del Maggiore, cui avrebbe dovuto donare una barella destinata al pronto soccorso, tre carrelli per l’emergenza e quattro lettini pediatrici. 

Tutti oggetti di cui però il reparto non ha mai più saputo nulla. Dopo una telefonata della direttrice del reparto, la dottoressa Chiara Ghizzi, per chiedere chiarimenti alla associazione ha scoperto come la donna fosse stata nel frattempo sollevata dall’incarico a seguito di «irregolarità di natura amministrativa». Di conseguenza, da Pediatria si è diffusa una comunicazione in cui si chiarisce come l’Unità sia "estranea a qualsiasi iniziativa intrapresa" dall’indagata, e con cui inoltre "si richiede di bloccare qualsiasi eventuale raccolta fondi per la nostra Unità effettuata da lei o da associazioni che a lei facciano riferimento". I lettini promessi e mai arrivati sono stati poi acquistati e donati soltanto in un secondo momento dalla stessa associazione Apici, con altri soldi raccolti dall’associazione quando la 59enne ormai era stata sollevata dall’incarico. 

Durante le indagini, infine, è stata messa sotto sequestro da parte dei carabinieri del Nas una Poste Pay intestata alla 59enne, su cui, sempre stando all’accusa, la signora avrebbe fatto versare agli iscritti le quote associative per l’anno scorso, spacciando per quello di Apici il proprio conto corrente personale. In questo modo, si sarebbe appropriata di circa 12mila euro. Inoltre, avrebbe in seguito fondato un’altra associazione, sfruttando gli stessi colori associativi e loghi di Apici, ma utilizzando un nome differente, per raccogliere denaro da destinare a tessere o a fondi di beneficenza che non hanno però mai visto la luce. 

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