Tre autisti dipendenti della Team Work srl, che opera presso il magazzino Amazon di Calderara, sono stati sospesi con effetto immediato per non aver caricato il furgone con il numero di pacchi assegnati dall’algoritmo del colosso mondiale dell’e-commerce. Il caso riaccende l’attenzione sulle norme di tutela e sulle pratiche lavorative nel settore della logistica. Così, tutto parte dalla decisione degli autisti, "per ragioni di sicurezza", di non caricare dei pacchi ‘over’, ossia scatole che eccedevano il peso e il volume standard.
La posizione dei tre dipendenti è stata resa nota attraverso un comunicato, dopo che la Filt Cgil ha fatto scoppiare il caso: "I corrieri non hanno caricato sette pacchi sui 250 a loro assegnati quel giorno, dato il volume ingombrante e lo spazio non sufficiente sul pianale di carico". Nonostante queste giustificazioni, la Team Work ha inviato il giorno dopo la sospensione "senza attendere alcun chiarimento". I dipendenti, a casa da una settimana e senza ancora una data certa di reintegro, sono "dispiaciuti per i provvedimenti presi", continua la nota, e sono preoccupati che possano "venire applicati altri tipi di ripercussioni, oltre a quella già in vigore". Inoltre, gli autisti manifestano "uno stato d’ansia, in quanto la permanenza a casa comporta la mancata percezione della trasferta, incidendo negativamente sullo stipendio". I driver, infine, puntualizzano di essere operatori all’interno dell’azienda, che "da molti anni hanno sempre svolto il loro lavoro con responsabilità e dedizione".
Questo evento ha suscitato un’ondata di indignazione generale e non si è fatta attendere anche la posizione di Amazon. "Lavoriamo a stretto contatto con l’azienda per definire insieme obiettivi realistici, non mettiamo pressione su di loro o sui loro dipendenti – puntualizza la società –. Nel caso in questione ci risulta che ogni singolo collo fosse abbondantemente sotto i limiti previsti dalla normativa". Dura la risposta dei sindacati. "La sospensione cautelare è un provvedimento che si utilizza in casi estremi, ad esempio un furto o una violenza sul luogo di lavoro – dice Carlo Parente della Filt Cgil Bologna –. L’azienda ha agito in maniera spropositata come a voler ‘terrorizzare’ tutti i lavoratori della ditta". L’episodio al centro della diatriba potrebbe anche essere alimentato dalla "richiesta esponenziale", sottolinea la Filt Cgil, di lavoro dovuta all’aumento delle vendite online in vista del periodo natalizio. Il sindacato, inoltre, si dice pronto "a scioperare qualora i provvedimenti non venissero subito ritirati". Interviene in difesa dei dipendenti anche Sergio Lo Giudice, delegato al Lavoro della Città metropolitana: "Invitiamo la Team Work a rivedere la propria posizione per contribuire al consolidamento di un settore logistico più sicuro".