Sotto i portici aumentano i senzatetto

Allarme per circa 400 persone. Mengoli (Confraternita Misericordia): "Non solo in centro, ora clochard anche in periferia".

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di Benedetta Cucci

È sotto gli occhi di tutti la crescente diffusione di senzatetto nella nostra città. Finito il lockdown e cominciata la prima fase in cui si è tornati a spostarsi oltre i 250 metri da casa, c’è chi ha cercato per le strade di Bologna una nuova dimora. Simbolo di questa ripopolazione dei nostri portici, ad esempio, è la parte finale di via Indipendenza, dalla parte opposta alla Montagnola: tornando verso il ponte della stazione la sera è impossibile non notare la distesa di sacchi a pelo e coperte che diventano abitazioni per la notte. Una costante ormai da tempo, invece, è viale Masini, davanti all’Autostazione: qui vive di un’esistenza propria, un dormitorio di disperati che ha trovato fissa dimora già da anni. E girare per la città non lascia scampo alla coscienza: tra via Clavature, via Castiglione, nel centro della "Bologna bene", di gente elemosinante di giorno e stesa per terra la notte, ce n’è tanta, sempre di più. La povertà crescente (si contano 400 persone in difficoltà) è la vera pandemia all’ombra delle Due Torri e la fragilità un mantra che rimbalza di portico in portico, senza che si riesca ancora a trovare un vaccino salvifico.

La questione critica, come spiega Paolo Mengoli della Confraternita della Misericordia, è che il fenomeno ha oltrepassato il centro dirigendosi verso la periferia (un tempo risparmiata dall’elemosina, perché solitamente residenza dei più sfortunati che di giorno vanno a "lavorare" in centro), già appesantita da un’insicurezza sociale viscerale. Ma che dati ci sono sulla situazione di emergenza? "L’emergenza freddo, affrontata attraverso i seisette dormitori della città dove ci sono i posti letto per dare ricovero alle persone – spiega Mengoli a tal proposito – si è conclusa quest’anno il 31 maggio, ma solitamente, negli anni passati, finiva il 30 marzo e questa informazione è molto importante per capire la situazione attuale dei senza fissa dimora in città".

Il perché è spiegato con una fotografia dell’accoglienza in città. Prosegue Mengoli: "In alcuni centri, ad esempio quello alla Croce del Biacco in via Pallavicini, c’è una struttura dove la gente sta dentro due settimane e poi tre settimane deve stare per strada, poi c’è un’altra struttura sempre in quella zona dove la notte vengono accolte persone che sono malate e possono rimanere lì tutto il giorno, in una trentina di letti. Si aggiunge la struttura di via Sabatucci vicino al ponte di San Donato, poi ancora un’altra in campagna... ci sono 350 posti strutturali e poi altre situazioni con le docce, quindi se un povero vuole lavarsi, deve per forza andare lontano, in campagna. Quante lettere abbiamo scritto per sollevareil problema e cercare di cambiare la situazione".

E quindi ecco che cosa è successo: quando è finita l’emergenza freddo che raccoglieva circa 250 persone nei centri, queste sono finite per strada. Mengoli chiarisce che sono sempre state per strada, ma che quest’anno ce ne sono di più. "Molti di questi indigenti – chiarisce – negli anni passati partivano per la Riviera dove cercavano di sbarcare il lunario in spiaggia, seguendo naturalmente il flusso delle vacanze, ma quest’anno, con una situazione drasticamente mutata, non l’hanno fatto".

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