Spaghetti alla bolognese, gli Usa con Merola. "Fake news"

L’ambasciatore: ha ragione il sindaco, è un piatto fasullo. Ma c’è chi protesta

Un piatto di spaghetti alla bolognese

Un piatto di spaghetti alla bolognese

Bologna, 23 marzo 2019 - La fake news è servita al dente. Dopo l’intervista del Telegraph al sindaco di Bologna Virginio Merola, sulla sua crociata contro lo spaghetto ‘bolonaise’, ritenuta una bugia gastronomica internazionale, arriva anche l’endorsement dell’ambasciata americana a Roma al primo cittadino della Grassa, con una dichiarazione ufficiale: «Gli spaghetti alla bolognese non esistono». E se lo dice la diplomazia americana ai suoi cittadini, che questo sindaco italiano sta affrontando una «giusta battaglia via social contro una delle fake news più difficili da sconfiggere», forse qualcosa si muoverà nei piatti a stelle e strisce. Tutto è iniziato un mese fa, quando il Virginio Merola ha scritto ai cittadini via twitter «Cari cittadini - scriveva - sto collezionando foto di #spaghetti alla bolognese in giro per il #mondo, a proposito di fake news. Questa arriva da Londra» e allega immagine di una lavagna fuori da un locale della capitale britannica, con scritto ‘specialità della casa, spaghetti bolognese, 6.95 sterline. E conclude: «Se potete inviatemi le vostre».

Leggi anche Spaghetti alla bolognese, la crociata del sindaco   Le risposte non tardano ad arrivare, con foto da varie parti del mondo, tutto materiale «blasfemo» e interessante, perché Merola lancia poi la provocazione di collezionarne tante per allestire poi una mostra a Fico Eataly World. «È strano – disse al Telegraph – essere famosi in tutto il mondo per un piatto che non è nostro. Naturalmente siamo felici che questo porti attenzione sulla nostra città, ma preferiremmo essere conosciuti per la qualità del cibo che è parte della nostra tradizione culinaria». Il quotidiano del Regno Unito, raccogliendo la testimonianza del «Major of Bologna», rammentava alcuni episodi in cui il piatto messo al bando era stato proposto anche da celebrità e come ci andasse di mezzo anche il ragù, orgoglio locale.

E mentre il primo cittadino assapora le due vittorie, ecco che arriva proprio ieri, a poche ore dall’appoggio dell’Ambasciata americana, la replica del portavoce del Comitato per la Promozione della Ricetta originale degli Spaghetti bolognesi, che incalza: «Basta inesattezze da sindaco, sono citati in documenti storici». Il comitato, guidato dall’avvocato Gianluigi Mazzoni e dallo chef Stefano Boselli, sta portando avanti dal 2016 un processo di comunicazione per riabilitare e promuovere questo «piatto della tradizione e allo stesso tempo brand internazionalmente riconosciuto», proponendo una effettiva ricetta che riguarda gli spaghetti e la nostra città.

«Lo stesso Comune di Bologna – afferma Mazzoni – li preparava nel 1800 a sostegno delle classi meno protette, il nostro sindaco dovrebbe ricordare questo piatto dal valore storico e sociale invece di attaccarlo». La chiosa non teme repliche: «Gli spaghetti bolognesi esistono e sono attestati da documenti ufficiali, già a partire dal 1500. Sostenere il contrario è un’inesattezza storica». Secondo Mazzoni «la polemica in atto non fa altro che danneggiare questo piatto, la nostra tradizione e anche la nostra città» e il suo credo è rivolto al «valore di un processo di ‘rieducazione’ dei più disparati condimenti che si usano all’estero sugli spaghetti chiamati bolognesi o ‘alla bolognese’».   Alla querelle che sta infuocando i social in queste ore, si aggiunge anche il parere del giornalista e scrittore Giancarlo Roversi, storico della storia culinaria felsinea: «A Bologna abbiamo sempre mangiato spaghetti – racconta – ovviamente non come piatto ricco e «nobile», per quello ci sono sempre state tagliatelle e tortellini, ma è una inesattezza storica dire che gli spaghetti non facciano parte della nostra tradizione»

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