Bologna, spara ai ladri: un morto. "Volevo solo spaventarli"

Tragedia a Bazzano, l'uomo indagato per omicidio preterintenzionale: "Ho mirato nel buio, verso i campi. Sentivo solo le voci, non pensavo di uccidere. La mia vita è distrutta"

Stefano Natalini si copre il volto sull’auto dei carabinieri che lo porta in caserma

Stefano Natalini si copre il volto sull’auto dei carabinieri che lo porta in caserma

Bologna, 6 dicembre 2019 - Tragedia a Villa Gessa, una tenuta del XVI secolo di proprietà della famiglia fiorentina dei Garagnani a Bazzano, a venti chilometri da Bologna: ieri all'alba cinque colpi di pistola  sono partiti da due finestre al primo piano. A sparare è stato il custode della tenuta, Stefano Natalini, 68 anni, dopo aver sentito che cinque o forse sei persone che tentavano di entrare. Uno dei colpi ha raggiunto una di loro: è morto un ragazzo di circa 20 anni, non ancora identificato. Il custode ora è indagato per omicidio preterintenzionale.

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"Ho sparato dritto, verso i campi. Verso il buio. Non ho visto nessuno, ma sentivo solamente le loro voci". Voci straniere, una delle quali di donna. Quattro, cinque persone, "che erano già nell’anticamera dell’ingresso di casa". È rimasto tre ore, chiuso nella caserma di viale Panzacchi, a ribadire a carabinieri e alla pm Manuela Cavallo la stessa versione: "Non volevo uccidere nessuno...". Natalini, classe 1951, è uscito attorno alle 21 da quell’interrogatorio fiume, accompagnato dall’avvocato Giovanni Donati, con un macigno sulla testa: l’iscrizione nel registro degli indagati per omicidio preterintenzionale. Un’ipotesi "temporanea", ha precisato subito il legale, in attesa di capire meglio i contorni della vicenda. Nel pomeriggio il procuratore Giuseppe Amato aveva spiegato che "stiamo verificando le modalità di esplosione del colpo, ragionando sugli spazi di applicabilità della legittima difesa o dell’eccesso colposo". 

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Tutto, infatti, si giocherà sulla balistica: capire, cioè, in che direzione è stato esploso il colpo fatale, quello che ha ammazzato il ragazzo non ancora identificato. Il racconto di Natalini comincia alle 4 di notte quando "ho sentito armeggiare attorno alla porta di casa".

La moglie, Stefania Bacariji, dormiva e "non si è praticamente accorta di nulla". Lui invece sì. Così ha impugnato il revolver, si è diretto verso una piccola finestra al primo piano e ha fatto partire i primi spari, seguiti da altri ma da una seconda finestra vicina. "Ho sparato dritto, volevo solo spaventarli".

Il custode ha spiegato di essersi trovato sotto di sè i malviventi, ma di non avergli puntato la canna addosso. "Tra me e loro c’era una tettoia – ha precisato –, se gli avessi sparato contro, il plexiglass si sarebbe forato. Invece nemmeno un graffio". Secondo l’avvocato Donati, servirà "capire se il proiettile si sia conficcato direttamente nella vittima oppure di rimbalzo. E soprattutto dove questo ragazzo è stato ferito mortalmente. Quella villa è stata bersaglio di furti in passato e inoltre, essendo tutelata dalle Belle Arti, Natalini non può chiudersi dentro installando inferriate. Per tale motivo si trova quasi all’aperto, con il timore che qualcuno possa entrargli in ogni momento. Per questo deteneva delle armi". 

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"Ho sparato verso il buio, verso le campagne – ha ribadito sotto choc Natalini –, le luci delle torce erano sotto di me. Ora la mia vita è distrutta. Quella gente era già dentro casa mia...". Per l’intera mattinata, prima di essere scortato in caserma, è rimasto nel giardino della tenuta che da anni gestisce per conto dei proprietari fiorentini. Il cappuccio scuro sulla testa, gli occhi lucidi, con la moglie sempre al suo fianco. "Non volevo ucciderlo, mi creda – ha sputato fuori – perché questa è semplicemente una disgrazia. Ho avuto la sensazione di essere circondato e non sapevo più cosa fare. Ero terrorizzato, sul momento non ho capito di avere colpito quel ragazzo". Oggi pomeriggio inizieranno gli esami balistici e l’autopsia. "Se i ladri – è la bordata arrivata dal segretario della Lega, Matteo Salvini – invece di entrare in casa altrui fossero andati a lavorare, oggi starebbero tutti bene".

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