
Gli agenti del Due Torri San Francesco hanno individuato i sei aggressori
Bologna, 13 giugno 2025 – Una spedizione punitiva in piena regola. Per cancellare l’onta di essere stato ‘snobbato’. A fine gennaio scorso un ragazzino di 16 anni era finito in ospedale con faccia e testa fracassate, preso a bastonate, pugni e calci. Sessanta i giorni di prognosi e conseguenze sanitarie lunghe, solo per essersi permesso di discutere con il coetaneo sbagliato.
Ora, a cinque mesi da quei fatti, i poliziotti della squadra di polizia giudiziaria del commissariato Due Torri San Francesco sono riusciti, a seguito di una meticolosa indagine che si è avvalsa anche dell’analisi dei social, a individuare e denunciare i sei responsabili di quel violento agguato: rispondono tutti di rapina pluriaggravata in concorso e lesioni gravi e aggravate; due anche di estorsione.
Tutto era iniziato al parco XI Settembre, dove vittima e ‘mandante’ stavano passando la serata. I due, pur non essendo amici, facevano infatti parte della stessa comitiva allargata. Stando a quanto ricostruito dai poliziotti, i due avrebbero iniziato a discutere. In particolare, l’aggressore era infastidito dall’altro che, secondo lui, lo ‘snobbava’ perché di ceto sociale diverso. Urla, insulti. E poi la lite sembrava essersi conclusa. Ma l’altro covava ancora molta rabbia. E così aveva deciso di chiamare alcuni suoi amici, che frequentano piazzetta Lucio Dalla, per dare una lezione all’avversario. Erano arrivati in cinque, tutti ragazzi come lui di seconda generazione: quattro minorenni, tra i 16 e 17 anni, e un neomaggiorenne. Appena arrivati al parco XI Settembre, i ragazzini si sono diretti, assieme al mandante dell’aggressione, contro la vittima, aggredendola con brutalità, a mani nude e anche con dei bastoni. Nel caos era rimasto coinvolto anche un altro amico del sedicenne pestato, che era stato preso a schiaffi e rapinato di giubbotto, cellulare e cuffiette. Dopo le botte, i sei si erano anche fatti un selfie, che avevano postato su Instagram con indosso il ‘bottino di guerra’. Non solo. Il giorno dopo, alla seconda vittima che si era messa in contatto con loro per riavere indietro almeno il telefono, avevano chiesto 80 euro, poi accontentandosi di qualcosa di meno.
I poliziotti si erano subito messi al lavoro, malgrado i timori delle due vittime che per paura di ritorsioni non avevano neppure voluto sporgere denuncia. E così, attraverso l’analisi dei social, il giro di amicizie, gli agenti sono riusciti a ricostruire le vere identità degli aggressori che, una volta terminati gli atti, sono stati denunciati. Nei giorni scorsi i ragazzini sono stati anche interrogati: hanno ammesso tutto, minimizzando però l’accaduto. Dettaglio particolare: pochi giorni prima delle denunce, forse sperando di cavarsela così, il ragazzo che aveva rapinato l’altro del giubbotto ha fatto di tutto per restituirglielo.