"Non era previsto che noi sopravvivessimo". Queste parole sono le ultime della strofa finale di un testo della poetessa e attivista statunitense Audre Lorde, lette dall’artista Wissal Houbabi, durante la presentazione della seconda edizione del festival culturale Spore. Intitolata abilmente ’Non era previsto che noi sopravvivessimo’, la rassegna di atti performativi inizia oggi alle Serre dei Giardini Margherita e prosegue fino al 20 ottobre. Darà la parola alle persone disperse nel mondo che hanno abbandonato le loro sedi di origine.
"Lo scopo del nostro progetto è, attraverso numerosi eventi, di condividere con il pubblico il più largo possibile le esperienze umane di persone provenienti di diaspore diverse e generalmente marginalizzate nella nostra società, per proporre una visione più completa della realtà, e lottare contro il razzismo strutturale", spiega Wissal Houbabi, direttrice artistica di Spore.
Fino a domenica, una residenza formativa (a numero chiuso) proporrà "una formazione politica con l’obiettivo di mettere in discussione le proprie conoscenze o approfondirle". Le tematiche sono varie: Rahel Sereke parlerà della nascita dell’antirazzismo in Italia, Selam Tesfai presenterà il colonialismo italiano e la sua influenza sulle relazioni umane ancora oggi. "L’idea di introdurre questi seminari formativi è nata da un’urgenza di sperimentare, per creare dei momenti di crescita individuale", racconta Cecilia Colombo, coordinatrice di Spore e socia di Kilowatt, società curatrice. In più, dal 17 al 20 ottobre, ci sarà una rassegna di atti performativi, aperta a tutti. In programma, soprattutto per le serate del festival, tanta musica, con per esempio il gruppo Fusaifusa che mischia sonorità mediorientali e afro-beat, e la DJ Turbolenta, ben conosciuta nel mondo della musica elettronica. Per concludere questa edizione, l’ultimo giorno sarà dedicato alla causa palestinese.