Spuntano Di Maio, Richetti e Fassino Nel Pd riecco l’incubo paracadutati

Il ministro e il presidente di Azione (in caso di alleanza) puntano a un seggio blindato. L’ex segretario Ds può guidare il listino

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di Rosalba Carbutti

"Se anche questa volta arrivano nomi che non c’entrano col nostro territorio, scoppia la guerra". Il timore, quello dei cosiddetti ’paracadutati’ nelle regioni rosse, torna prepotentemente a tenere banco in casa Pd, nonostante Enrico Letta abbia chiuso all’eventualità in Direzione.

A Bologna e nei collegi dell’Emilia-Romagna, dove chi viene candidato sotto le insegne del vecchio partitone o quello che diventerà ha il vento in poppa per essere eletto, il rischio è che arrivino nomi nazionali frutto delle alleanze che Enrico Letta sta stringendo in vista del voto del 25 settembre. Il nome del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ex stellato oggi Insieme per il futuro, è tra quelli che più ricorre nelle ultime ore. "Avrebbe più senso farlo correre in Campania, ma mai dire mai", è il mantra che si ripete nelle alte sfere dem.

A complicare il rebus c’è il nodo Azione. Se Carlo Calenda scioglierà la riserva a favore dell’asse col Pd, all’uninominale qualche nome blindato arriverà anche qui. C’è chi punta su Matteo Richetti, ma potrebbe anche correre (sempre in un uninominale sicuro) nella ’sua’ Modena. Toccherà al segretario regionale dem Luigi Tosiani – che martedì 2 agosto consegnerà le proposte dei territori – sbrogliare la matassa. Di sicuro la segretaria dem di Bologna, Federica Mazzoni, sta chiudendo la lista made in Bo. In cima dovrebbero esserci l’ex sindaco Virginio Merola, il cui nome al momento è in pole, essendo il più vicino al sindaco Matteo Lepore, e Andrea De Maria, ma ci saranno anche Francesco Critelli (Base riformista), il dirigente nazionale dem Davide Di Noi (Energia Democratica), l’uscente Luca Rizzo Nervo che è anche assessore al Welfare e la front woman del piano dell’Uguaglianza Simona Lembi. Nell’elenco anche Gianluca Benamati che, non avendo finito il terzo mandato, non ha bisogno di chiedere una deroga. In Direzione ha parlato di essere pronto a "un atto di generosità", ma di fronte a innesti non proprio organici al Pd nei collegi bolognesi (tre alla Camera e uno al Senato), potrebbe decidere altrimenti. Tra gli imolesi in pole c’è Daniele Manca (Base riformista), ma è a disposizione anche il prodiano Serse Soverini. ’Blindate’ le donne dem come Sandra Zampa, storica portavoce di Prodi, già sottosegretaria, che ‘gioca’ su due tavoli: nazionale e locale. Sicura Elly Schlein (ma è un nome nazionale, non in quota Pd, ma Articolo 1) e la presidente del partito e sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi, in quota Nazareno. Molto probabile la candidatura del politologo Filippo Andreatta, vicinissimo a Letta.

C’è poi da capire, se arriveranno innesti ’esterni’ di dirigenti nazionali Pd. C’è chi parla dell’ex segretario Ds Piero Fassino papabile capolista nel plurinominale a Bologna, altri del ministro Andrea Orlando (ma è papabile a Parma). "Non è che possiamo prendere tutti qui. E se c’è Di Maio, non c’è Calenda. E un dem nazionale in più, significa un Calenda in meno. E viceversa", il ragionamento che si fa tra i dem.

Insomma, i mal di pancia sono tanti, mentre in Articolo 1 ieri alla Direzione nazionale ha partecipato per la prima volta l’assessore Massimo Bugani, uscito dai 5 Stelle per abbracciare Pier Luigi Bersani e soci. Di lui si vocifera di una possibile candidatura nella squadra dei ’Democratici e progressisti’, ma lui mette le mani avanti: "A Bologna abbiamo avviato un grande progetto e dobbiamo portarlo a termine". Ma come dicono tutti: fino all’11 agosto quando la Direzione nazionale voterà le liste tutto sarà possibile.

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