Staveco Bologna, Comune e Demanio divisi

Posizioni opposte, resta al palo l’ampliamento del parcheggio atteso da anni. Priolo: "I cittadini non ci capiscono"

Virginio Merola alla Staveco

Virginio Merola alla Staveco

Bologna, 16 ottobre 2019 - Nessun accordo, nessun passo in avanti sull’allargamento del parcheggio nella area demaniale Staveco. La fumata nera è arrivata al termine dell’ importante incontro nella sede regionale dell’Agenzia, in piazza Malpighi, dopo che la settimana scorsa il Comune sul Carlino aveva indicato proprio il Demanio come responsabile dello stallo sull’ampliamento. Al summit erano presenti per Palazzo d’Accursio l’assessore Irene Priolo, per il Demanio il dirigente Massimiliano Iannelli e per le Belle Arti la soprintendente Cristina Ambrosini.

Al centro del contendere, la demolizione di due edifici che permetterebbe temporaneamente al Comune di allargare l’area di sosta fino a circa 420 posti, dai 205 attuali. La Soprintendenza si è ammorbidita: dal niet alla demolizione dei due fabbricati vincolati, in un anno e mezzo è passata all’ok. In pratica, le Belle Arti autorizzano la demolizione di tre edifici (il terzo non è vincolato) per l’uso temporaneo del parcheggio per un tempo di tre anni, all’interno dei quali devono cominciare i lavori di riqualificazione in chiave uffici giudiziari. Per il Demanio, però, il compito di ricostruire i due edifici vincolati, nel caso in cui quei lavori non andassero in porto, spetterebbe al concessionario Comune.

Di parere opposto Palazzo d’Accursio, per il quale un onere del genere sarebbe del proprietario, ovvero lo Stato. Entrambi, in pratica, rilevano autonomi rischi di danno erariale. Le posizioni non sono cambiate ieri e difficilmente cambieranno a breve, la Priolo ne parlerà oggi con il sindaco Merola. Resta paradossale la vicenda Staveco. Venti mesi fa bloccava tutto la Soprintendenza che non voleva buttare giù quei fabbricati. Arrivato l’ok delle Belle Arti, il Demanio ha posto la clausola che limita, a oggi, il progetto di 420 posti del Comune. Burocrazia a passo di gambero, e la città resta ferma.

C’è una controproposta del Demanio, un ampliamento del parcheggio solo sul plateau dell’unico edificio non vincolato: 345 posti auto, 140 in più. E bisognerebbe costruire un sentiero e far passare le auto tra quei due vincolati, da recintare a spese del Comune. Presupposti impraticabili per Palazzo d’Accursio, che ipotizza anche profili di scarsa sicurezza, specie in orari notturni. Il Demanio, per il quale il focus principale resta la cittadella giudiziaria, fa sapere che «ogni utilizzo» in concessione dell’area «è subordinato al parere vincolante della Soprintendenza». La controproposta è «più facilmente e velocemente realizzabile per soddisfare la richiesta del Comune. Coniuga le esigenze del Mibact, quelle manifestate dal Comune e un corretto utilizzo delle risorse pubbliche che possono essere ottimizzate. La destinazione d’uso finale dell’area rimane quella di sede degli uffici giudiziari».

Resta molto critica Irene Priolo. «Troppa burocrazia uccide anche le migliori intenzioni. Per la Staveco, superato un ostacolo se ne pone sempre uno nuovo. Ringrazio la soprintendente e ribadisco che il Comune non può assumersi la responsabilità di costruire edifici di altri enti per finalità non proprie. Sono rammaricata: i cittadini non possono capire tutte queste lentezze, parliamo di edifici che non esistono più».

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