Stazione alta velocità Bologna, l'archistar Cucinella. "E' già a pezzi"

Il celebre progettista posta le foto su Facebook e critica l’opera: "Progettazione sbagliata per massimizzare i profitti”

L’architetto Mario Cucinella (Foto Dire)

L’architetto Mario Cucinella (Foto Dire)

Bologna, 19 febbraio 2020 – "Quando i progetti sono a carico delle imprese: a Bologna la stazione dell’Alta Velocità è già a pezzi". L’architetto Mario Cucinella affida a Facebook il proprio sdegno, postando immagini eloquenti. Una presa di posizione che riapre un dibattito aperto già un anno fa, quando scoppiò il caso del soffitto da rifare, con l’acqua che pioveva nell’atrio. Da allora, fa sapere Ferrovie, è in un atto una revisione completa dell’impermeabilizzazione della struttura, che va al di là della normale attività di manutenzione. Una ricerca di criticità affidata alla ditta costruttrice, Astaldi, che a proprie spese interverrà dove necessario. I pannelli mancanti, inoltre, sono stati rimossi a questo scopo e torneranno al loro posto al termine dei lavori. L’intero intervento è da considerarsi straordinario, dettato da errori a monte nella progettazione della stazione che saranno sanati nei prossimi mesi.

"Non è possibile vedere una stazione ridotta così, fatta di cartongesso: facciamo attenzione, di mediocrità si può anche morire". Mario Cucinella, architetto di fama internazionale (e ‘padre’ degli uffici comunali di Liber Paradisus) rincara la dose dopo lo sfogo social di due giorni fa, quando aveva postato alcune immagini dell’hub dell’Alta Velocità, evidenziando pannelli mancanti e degrado delle strutture.

Perché se l’è presa così tanto? "Io non volevo fare polemica a tutti i costi, però mi sono limitato a sottolineare una semplice cosa: si dà sempre la colpa agli architetti, ma quando si fa un progetto senza di noi, questi sono i risultati".

Qual è la differenza? "La qualità: o la si insegue attraverso una progettazione vera oppure si sceglie una scorciatoia, affidando i lavori a delle imprese che ovviamente hanno il solo scopo di massimizzare i profitti".

Difende la sua categoria? "No, mi limito a dire che in questo Paese ormai la progettazione è considerata una quota percentuale che si punta a scontare quando si tratta di grandi infrastrutture, e questi sono i risultati. In più, Astaldi, che ha realizzato l’opera, è in grande difficoltà e ora la manutenzione sarà ancora più complicata".

Risultato? "Ancora qualche anno e rischiamo di trovarci un’infrastruttura che è già sciolta. In tanti punti la stazione è stata mal progettata, i materiali sono di una qualità scadente, ho visto pannelli orrendi e rovinati, le travi con le viti a vista".

Un disastro. "Quello che a me dà fastidio è che se ami un lavoro, lo fai bene. E, invece, chi ha realizzato questa stazione l’ha fatto senza amore e qualità, solo per realizzare chili di profitti. Così ci rimettiamo tutti".

Perché? "Fare una stazione di cartongesso non è una grande idea, anzi è un bel danno per la città. È la nostra porta d’ingresso e Bologna non si merita soffitti marci e sporchi, un panorama sciatto e così di poca qualità. E poi, qual è il punto di fare le cose in modo povero? Si risparmia all’inizio e poi tocca rifarle di nuovo, dopo pochi anni: è veramente uno spreco di risorse".

All’estero come fanno? "Le affidano a grandi architetti. E non perché il loro nome porta prestigio, ma perché la loro grandezza è realizzare opere che durano, che hanno nero su bianco un orizzonte di cento anni per la prima manutenzione. Qui siamo neanche a dieci...".

Il solito pasticcio all’italiana. "E dire che basterebbe poco: chiamate un architetto a fare il progetto e il risultato sarà completamente diverso".

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