Omicidio del buttafuori, Stefano Monti suicida in carcere

L'uomo, 59 anni, era accusato di aver ucciso 19 anni fa Valeriano Poli alla Foscherara. Era alla Dozza da alcuni mesi. Il legale: "Non ha retto alla pressione del processo"

Stefano Monti al momento dell'arresto (Foto Schicchi)

Stefano Monti al momento dell'arresto (Foto Schicchi)

Bologna, 19 giugno 2019 - Si è ucciso in carcere Stefano Monti, il ‘pilastrino’ di 59 anni arrestato a 19 anni di distanza con la pesantissima accusa di essere l’assassino del buttafuori Valeriano Poli (FOTO), freddato il 5 dicembre 1999 a due passi da casa, alla Foscherara. L'uomo era detenuto da alcuni mesi e questa mattina si è tolto la vita impiccandosi nel carcere della Dozza di Bologna.

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A dare la tragica notizia del suicidio di un detenuto era stato questa mattina il Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria (Sappe). "L'uomo è riuscito a portare a termine il suo tragico gesto nella stanza del bagno della cella dove era detenuto - affermano Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, e Francesco Campobasso, segretario nazionale -. Purtroppo non è stato possibile portarlo in salvo, come spesso avviene". 

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Mercoledì 26 giugno sarebbe arrivata la sentenza del processo per omicidio nel quale il pm Roberto Ceroni aveva chiesto per Stefano Monti, la pena dell'ergastolo "per aver ucciso a colpi di pistola, il 5 dicembre 1999, il buttafuori all'epoca dei fatti 34enne, Valeriano Poli".

Secondo Ceroni  Monti «non aveva dato segni di ravvedimento, non aveva offerto risarcimenti ai familiari della vittima e aveva cercato di depistare le indagini». Per questo aveva chiesto che non gli fossero concesse le attenuanti generiche. L'omicidio, secondo quanto ricostruito dal magistrato, sarebbe stato commesso per vendetta mesi dopo la rissa avvenuta tra Poli e Monti fuori dalla discoteca Tnt. 

Stefano Monti era stato arrestato a giugno di un anno fa quando il 'cold case'  aveva avuto una svolta investigativa. All'epoca Monti era già stato indagato, ma poi la sua posizione era stata archiviata.  Il processo aveva preso le mosse dalle macchie di sangue il cui dna coincideva con quello di Stefano Monti sullo scarponcino Timberland che la vittima indossava la sera dell’omicidio, e che secondo l’accusa sarebbero stati attribuibili all’assassino, dato che una tecnica all’avanguardia di ricostruzione 3D aveva rivelato, partendo da un video amatoriale che immortalava Poli a un battesimo, come gli scarponicini fossero puliti appena pochi giorni prima della sua tragica morte.

Il legale: "Non ha retto alla pressione del processo"

Il suicidio in carcere di Stefano Monti "è una tragedia che conclude una vicenda processualmente complessa". Infatti, spiega il suo legale Roberto D'Errico, "un 60enne incensurato, che per la prima volta entra in carcere a 20 anni dai fatti contestati e che si proclama innocente, vive una situazione particolare, e nell'inferno del carcere, che è un luogo violento per definizione, evidentemente non ha retto alla pressione di un processo così aggressivo fin dalle sue prime battute da parte della Procura".

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