Stop ai progetti che danno spazio alle auto

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Simona

Larghetti*

In questi giorni di pioggia, a qualsiasi ora le strade si presentano gonfie di auto, con l’odore acre dello smog che pizzica la gola nonostante il meteo. Lunghissime file di auto accese in coda, con dentro persone arrabbiate, stanche, mortificate. Come ci siamo ridotti così? Una prima riflessione è che se non appena piove le strade diventano ingovernabili, le persone che si spostano a piedi e in bici sono una grande e necessaria risorsa per la città: pensate se ogni giorno decidessero di usare sempre l’auto! La seconda è che il trasporto pubblico è ancora inefficiente perché rallentato dallo stesso traffico privato e dai troppi spostamenti superflui, ad esempio quelli dei bambini e dei ragazzi accompagnati, che in una città sicura potrebbero spostarsi autonomamente. Il tram potrà risolvere il primo, ma è un progetto di lungo periodo, e sul mandato del prossimo sindaco o sindaca grava il nodo del Passante: un’opera che costerà un miliardo e mezzo senza risolvere il problema della mobilità, ma anzi rischia di aggravarlo, attraendo più traffico e quindi più emissioni a carico della città ("chi semina strade raccoglie traffico", recita un vecchio adagio urbanistico). Serve completare il piano delle piste ciclabili, ma serve anche un trasporto pubblico efficiente, aumentare gli spazi pedonali e mettere il limite dei 30 ovunque, per consentire alle persone di muoversi in sicurezza. La città dei 15 minuti – quella in cui in 15 minuti si è a piedi e in bici ovunque – è una città che rinuncia alla velocità in favore della sicurezza, dell’efficienza e della salute. Possiamo farcela, a patto di mettere nel cassetto progetti novecenteschi che danno altro spazio alle auto.

*Presidente della Consulta della bicicletta

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