Storia di una trattativa senza lieto fine. Stop all’offerta bolognese, azienda a Seri

Confronti, speranze e delusioni: così si è arrivati alla volontà di chiudere la fabbrica

Storia di una trattativa senza lieto fine. Stop all’offerta bolognese, azienda a Seri

Confronti, speranze e delusioni: così si è arrivati alla volontà di chiudere la fabbrica

Il 22 maggio di quest’anno, in seguito alle richieste dei sindacati, il ministro Urso si era preso un ulteriore periodo di tempo di tre settimane per approfondire eventuali altre manifestazioni di interesse di altre azienda oltre alla Seri Industrial, dopo che per un lungo periodo la Bredamenarini era rimasta senza un proprietario e accogliendo la richiesta della Regione. Alternativa arrivata poco dopo da parte della cordata formata dagli imprenditori Valerio Gruppioni, Maurizio Marchesini, Maurizio Stirpe e Nicola Benedetto. Questa offerta ha affiancato la candidatura di acquisto del Gruppo Iia di Seri Industrial della famiglia Civitillo, insieme Invitalia (con una quota di minoranza), mentre Leonardo è uscita dal capitale.

Poi, a giugno, la svolta: il 13 durante un tavolo istituzionale con Regione e Città metropolitana, l’amministratore delegato di Seri Industrial Vittorio Civitillo ha presentato le linee generali legate all’offerta di acquisto che sarebbe avvenuta da lì a pochi giorni e in questa sede ha promesso che "Bologna sarà il centro dell’attività produttiva".

Poi, dopo l’acquisizione, lo scorso venerdì è arrivata la triste sorpresa: 77 dipendenti dal 16 settembre si sarebbero dovuti spostare nello stabilimento di Flumeri, in provincia di Avellino. Provvedimento ritirato appena tre ore dopo, verso le 16, a causa delle proteste di sindacati e operai.