
ERGASTOLO I capi dei Nar Francesca Mambro e Valerio Fioravanti
Bologna, 13 ottobre 2019 - Un sottile filo rosso, o meglio una via di Roma, legherebbe il sequestro di Aldo Moro alla Strage di Bologna. Una piccola strada, traversa di via Cassia, conosciuta per essere stata il luogo dove si trovava la direzione strategica delle Br durante il sequestro del presidente della Dc: via Gradoli (tornata alla ribalta nel 2009 ma per tutt’altri fatti), potrebbe entrare nel processo a Gilberto Cavallini, l’ex Nar accusato di concorso nella strage del 1980. Motivo? Lì, a qualche civico di distanza e tre anni dopo (1981) il caso Moro, anche i Nar avevano due covi. C’è di più: gli appartamenti, in uso sia ai terroristi di estrema destra, così come quello delle Br (al civico 96), erano riconducibili a società immobiliari e a personaggi legati al Servizi segreti deviati, in particolare al Sisde. Catracchia. Un collegamento che oggi è messo in luce dagli avvocati dei familiari delle vittime della Strage che, con una richiesta depositata giovedì, chiedono alla Corte d’Assise di acquisire nuovi atti e di portare in aula nuovi testi, tra cui Domenico Catracchia. Amministratore di condominio dell’immobile di via Gradoli 96, covo Br, e amministratore della società proprietaria dell’intero stabile: ovvero l’Immobiliare Gradoli, a sua volta controllata da Fidrev, società di consulenza del Sisde. E Catracchia, secondo gli avvocati Andrea Speranzoni, Roberto Nasci, Antonella Micele, Alessandro Forti e Andrea Cecchieri, appare essere figura centrale.

