Strage 2 agosto Bologna, Cavallini contro l'Associazione dei familiari delle vittime

L'ex Nar in aula in Corte d'Assise. Merola: "Così offende il sentimento dell'intera città"

Gilberto Cavallini in una foto d’epoca

Gilberto Cavallini in una foto d’epoca

Bologna, 30 gennaio 2019 - Due pagine di spontanee dichiarazioni nelle quali punta il dito contro le tesi dell'Associazione familiari delle vittime del 2 agosto e annuncia querela per calunnia contro gli estensori della cosiddetta 'scheda Cavallini', redatta nel 2014 e agli atti d'indagine. Una scheda che secondo lui sarebbe un "raro concentrato di falsità. Ripeto falsità". Così ha esordito in aula Gilberto Cavallini, l'ex Nar imputato per concorso nella strage di Bologna. Nelle dichiarazioni spontanee presentate alla Corte d'Assise presieduta dal giudice Michele Leoni, Cavallini ha rievocato un episodio avvenuto in un pausa dell'allora processo bolognese per la strage quando secondo lui si confrontarono con il presidente del tempo dell'assocuazione Torquato Secci.

I Nar gli chiesero se davvero credeva fossero stati loro gli autori della strage, e lui avrebbe risposto "che se anche non eravamo noi gli autori - ha detto Cavallini - sapevamo chi fosse stato e dovevamo pagare". C'era quindi "fin da subito il dogmatico convincimento che la strage fosse di natura fascista". Sulle accuse che gli vengono mosse Cavallini ha detto al pm Antonello Gustapane, che gli chiedeva di precedenti processi, di "non aver mai fatto parte di una banda armata che avesse come finalità la strage di Bologna".

Cavallini ha rimesso piede sotto le Due Torri ieri, arrivando con un treno dopo aver lasciato di prima mattina il carcere di Terni, dove sconta otto ergastoli. Stamattina l'imputato è entrato in aula evitando i giornalisti e i fotografi. Poi ha chiesto (e ottenuto) dal presidente della Corte di utilizzare un computer.

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Merola: "Cavallini offende l'intera città"

"Il Comune di Bologna è parte civile nel processo in corso contro Gilberto Cavallini e sarà sempre a fianco dei familiari delle vittime. Cavallini con le sue parole di oggi continua a offendere il sentimento di una città". Il primo cittadino Virginio Merola condanna così le parole pronunciate dall'ex Nar a processo in Corte d'assise a Bologna circa l'intenzione di querelare i parenti delle vittime della strage per le falsità che avrebbero detto su di lui.

Bolognesi: "Se arriva la denuncia, risponderemo con i documenti"

"Benissimo, se arriva la denuncia per calunnia risponderemo con i documenti. Perché noi, di solito, rispondiamo con i documenti", così Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della Strage della Stazione di Bologna, rispondendo alle domande dei cronisti dopo che Gilberto Cavallini ha detto di riservarsi di presentare denuncia per calunnia contro l'associazione.

"Quelle accuse che sono state fatte a Torquato (Secci, l'ex presidente dell'associazione, ndr) sono ridicole - ha aggiunto Bolognesi - anche perché se noi guardiamo i manifesti che l'associazione ha sempre fatto ogni 2 agosto, il fatto di inserire 'strage fascista' lo abbiamo messo dopo la sentenza. Questo dà l'idea che, prima di fare una dichiarazione del genere, abbiamo aspettato la sentenza. Questo è un punto estremamente chiaro. Torquato non può né dire di sì né dire di no, è morto da un pezzo e il fatto che, adesso, venga fuori una dichiarazione del genere fa il paio con tutte le cavolate dette anche ieri in conferenza stampa da Fiore (il leader di Forza Nuova, ndr) e via di questo passo».

"Se tu hai delle cose di questo tipo - ha aggiunto ancora - le dicevi allora alla Procura e ai giudici e questo ti può essere utile, adesso è una stupidata. È una accusa pesante che non può essere né confermata né smentita adesso. La dici adesso? Hai avuto quarant'anni per dirla questa cosa. Torquato è morto nel 1996. Dal 1987, quando è iniziato il processo, poteva fare tutte le dichiarazioni che voleva". 

"Non sono più il Gilberto di 30 anni fa”

"Non sono più il Gilberto di 30 anni fa”, avrebbe confidato Cavallini a chi ieri lo ha incrociato tra un summit e l’altro in vista dell’esame di oggi. Il tribunale della Sorveglianza di Spoleto gli ha accordato un permesso per passare la notte in città: Cavallini, come gli altri ex Nar in passato, ha avuto accesso al regime di semilibertà per cui può lavorare all’esterno di giorno, in una coop sociale, per poi rientrare in carcere alla sera. E questa notte prima dell’udienza l’ha trascorsa in un b&b della città che lui stesso ha prenotato prima di partire. L’unico obbligo, stavolta, era essere reperibile alle forze di polizia dalle 22 di ieri alle 7 di stamattina nella struttura che ieri ha comunicato alla questura, dove si è presentato poco dopo aver messo piede in città. La richiesta di accesso alla liberazione condizionale che Cavallini aveva presentato prima di finire a giudizio per il 2 agosto è di fatto ‘congelata’, in attesa che si definisca il processo.

ANSA

Cavallini a Bologna. Non è la prima volta che succede, al di là dei processi degli anni ’80: in questi mesi, sono state almeno due le visite fatte – accordate dalla Sorveglianza – dall’imputato ai suoi legali Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini per discutere della sua difesa. All’udienza preliminare che stabilì il suo rinvio a giudizio per la strage, invece, non partecipò. Chi lo ha incontrato ieri lo descrive come risoluto nelle proprie posizioni, sia su quello che ha fatto e che ammette, sia nel respingere ogni addebito sulla strage. 

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