Bologna, 1 luglio 2025 – Strage del 2 agosto: è definitiva la condanna all'ergastolo per Paolo Bellini. Lo hanno deciso i giudici della sesta sezione della Cassazione che hanno anche ribadito la condanna a sei anni per l'ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel per depistaggio e a quattro anni per
Domenico Catracchia, amministratore di alcuni condomini di via Gradoli a Roma, per false informazioni al pubblico ministero.Il pg di Cassazione aveva chiesto la conferma dell'ergastolo ‘in toto’ per la Primula Nera reggiana Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, per l'accusa di concorso nella strage di Bologna avvenuta il 2 agosto del 1980 e che causò la morte di 85 persone. “Il quadro probatorio è solido - ha detto il rappresentante dell'accusa, il sostituto procuratore generale Antonio Balsamo, nel suo intervento in aula -. Le conclusioni della sentenza impugnata sono coerenti”. Davanti ai giudici della sesta sezione penale, il pg aveva chiesto la conferma della condanna a sei anni anche per l'ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel per depistaggio e quattro anni per Domenico Catracchia, amministratore di alcuni condomini di via Gradoli a Roma per false informazioni al pubblico ministero.

I 18 motivi della difesa
Nel loro ricorso, Capitella e Fiormonti avevano messo in fila 18 motivi per i quali, secondo loro, la Cassazione doveva annullare la sentenza che ha confermato la condanna all'ergastolo del loro assistito, attualmente in carcere a Cagliari. Tra questi, il rigetto della richiesta di citare nuovamente come testimone la nipote di Bellini, Daniela, e delle istanze con cui i due legali avevano richiesto una perizia antropometrica e "una perizia fonica sull'intercettazione ambientale nell'abitazione di Carlo Maria Maggi", e "l'aver omesso di accertare l'orario segnato sull'orologio indossato da una signora ripresa dietro l'anonimo ritenuto Bellini, oppure di accertare l'orario in cui sono state riprese le immagini nelle quali compare l'anonimo ritenuto Bellini".
Bolognesi: "Lascio la presidenza dell’associazione vittime familiari”
Paolo Lambertini sarà il nuovo presidente dell'Associazione dei famigliari delle vittime. L'annuncio è stato dato da Paolo Bolognesi intervistato sul settimanale tv dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna: “Io comincio avere un'età, ho quasi 81 anni. Se vuoi bene all'associazione che rappresenti bisogna cominciare a pensare di passare la mano”. Il nuovo presidente sarà quindi Paolo Lambertini. Il figlio di Mirella Fornasari, una delle ‘ragazze della Cigar’ vittima della strage del 2 agosto 1980, ha ricevuto l'investitura da Paolo Bolognesi. "È la fine di un'epoca", sono state le prime parole di Paolo Bolognesi a conferma del passaggio di testimone. "Io comincio avere un'età, Lambertini è vicepresidente da quasi 10 anni ma è sempre stato dentro l'associazione, dal momento in cui ha avuto l'età per esserci e credo che sia preparato proprio per poter affrontare tutti i vari compiti che l'associazione può dare", ha affermato Bolognesi, che resterà presidente onorario.
Il sindaco Lepore: “Grazie ai bolognesi che non si sono mai arresi”
"Con la sentenza della Cassazione di oggi si conferma in modo definitivo una condanna a uno degli autori materiali della Strage del 2 agosto, nonché la ricostruzione riguardo a chi la organizzò e finanziò – si legge in una nota di Matteo Lepore -. Nomi e cognomi, sigle e moventi politici dei mandanti, dei depistatori, legami e trame eversive”. “Questa è la seconda sentenza passata in giudicato dopo quella riguardante un altro autore materiale, Gilberto Cavallini. Ormai la storia è chiara ed è scolpita nel marmo della giustizia. Ora sappiamo la verità ed è stata scritta in una pagina indelebile della storia repubblicana. Adesso tocca alla politica e alle istituzioni prendere atto in modo integrale di queste sentenze e inginocchiarsi di fronte ai familiari delle vittime. L’Italia ha bisogno di fare i conti con il proprio passato e in particolare con gli anni della strategia della tensione, proprio per dirsi a pieno titolo una democrazia. A nome della città di Bologna, medaglia d’oro della Resistenza al valor civile, voglio ringraziare tutti gli avvocati di parte civile che hanno contribuito a questo straordinario risultato oltre ovviamente ai familiari delle vittime per la loro battaglia grazie alla quale oggi gli italiani e le italiane conoscono la verità. “Voglio ringraziare la magistratura e tutto il personale della giustizia italiana che ha servito con disciplina e onore il nostro Paese in questi lunghi 45 anni, per giungere all’importante giornata di oggi. Un grazie di cuore ai veri servitori dello Stato, quasi sempre anonimi ma fondamentali, dalle forze dell’ordine al personale degli archivi pubblici. Infine, grazie alla società civile, alle italiane e agli italiani che hanno resistito, grazie ai bolognesi devo dirlo con rispetto e commozione. Grazie ai bolognesi che non si sono mai arresi”.
La sentenza precedente: ergastolo in Appello
Nella sentenza con cui la Corte d'Assise d'appello di Bologna ha confermato la condanna all'ergastolo dell'ex esponente di Avanguardia nazionale Paolo Bellini per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna "nessun vizio di motivazione è riscontrabile". Lo scriveva, nella sua requisitoria – e lo ha ripetuto oggi 30 giugno in aula –, il sostituto pg della Cassazione Antonio Balsamo, in vista dell'udienza in programma appunto davanti alla Sesta sezione penale della Suprema Corte. In ballo, oltre a Bellini, ci sono anche le condanne dell'ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel (condannato in primo grado e in appello a sei anni per depistaggio) e dell'ex amministratore di alcuni condomini di via Gradoli a Roma Domenico Catracchia (condannato a quattro anni nei primi due gradi di giudizio per false informazioni al pubblico ministero).
Chiedendo di rigettare i 18 motivi di ricorso presentati dai difensori di Bellini, Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti, - tutti ritenuti infondati - Balsamo affermava, chiedendo la conferma dell’ergastolo, che "la sentenza impugnata ha indicato una serie di specifici elementi di fatto dai quali si desume la partecipazione dell'imputato alla realizzazione dei reati", aggiungendo che "la responsabilità penale di Bellini per la strage della stazione di Bologna", che provocò 85 morti e oltre 200 feriti, "è stata affermata da tale sentenza attraverso una motivazione che mette in pratica i principi elaborati dai più autorevoli teorici del garantismo penale", in particolare "la fondamentale lezione secondo cui l'ipotesi accusatoria deve essere innanzitutto confermata da una pluralità di prove". Per il sostituto pg, il metodo con cui sono state valutate le prove "ha condotto ad accertare il contributo concorsuale di Bellini ai delitti per cui è processo in termini assolutamente corretti sul piano logico e giuridico". Tutti gli elementi di prova raccolti, prosegue Balsamo, "sono stati vagliati prima singolarmente e poi unitariamente dai giudici di merito", e il ragionamento sviluppato dalla sentenza impugnata "risulta pienamente in linea con la struttura argomentativa delle altre pronunce, divenute irrevocabili, che hanno affermato la colpevolezza di Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini per la strage di Bologna".
Inoltre, si legge nella requisitoria, la ricostruzione dei fatti "che sorregge la loro qualificazione giuridica operata dalla sentenza impugnata trova ulteriore conferma nelle parti della motivazione relative ai rapporti sviluppati dai gruppi terroristici eversivi, protagonisti della strategia stragista, con la loggia P2 e i settori deviati dei servizi segreti".
Dunque, riassumeva il sostituto pg, "ben lungi dall'optare per un approccio metodologico di stampo storiografico, i giudici di merito hanno costantemente sottoposto, nella valutazione delle prove,
la tesi accusatoria alle confutazioni costituite dalle ricostruzioni antagoniste prospettate dalle difese, le quali hanno formato oggetto di una analisi meticolosa e dettagliata, giungendo così a un accertamento processuale operato in assoluta conformità al canone dell''oltre ogni ragionevole dubbio'". Le censure difensive, scriveva invece Balsamo, "appaiono chiaramente inidonee a inficiare la coerente ricostruzione dei fatti compiuta nella sentenza, che ha svolto un approfondito esame di tutto l'ampio materiale probatorio acquisito nel corso dell'istruzione dibattimentale, sviluppando un articolato tessuto motivazionale che offre una compiuta risposta a tutte le deduzioni formulate dal ricorrente ed evidenzia in modo indiscutibile l'assoluta infondatezza delle 'piste alternative'". Le conclusioni raggiunte dalla sentenza, sosteneva quindi Balsamo, "coordinano in modo assolutamente logico le prove raccolte nel corso del giudizio di primo grado e di quello di secondo grado, evidenziando la presenza di una catena indiziaria univoca e inequivocabile", così come "appare evidente, alla luce della struttura argomentativa della motivazione del giudizio di merito", anche "la correttezza della valutazione negativa espressa dalla Corte territoriale sulle richieste di rinnovazione istruttoria respinte nel corso del processo di appello". Per questi motivi il sostituto pg della Cassazione chiedeva di rigettare i 18 motivi di ricorso presentati dai legali di Bellini, che toccano temi come "il rigetto della richiesta di ricitazione della teste Daniela Bellini... il rigetto della richiesta di perizia antropometrica e perizia fonica… l'accertamento dell'orario della ripresa del turista Harald Polzer relativa a Bellini" e le dichiarazioni dell'ex moglie dell'imputato Maurizia Bonini, che ha anche riconosciuto Bellini come l'uomo ripreso nel video amatoriale girato in stazione, "sull'orario di arrivo a Rimini" dello stesso imputato il 2 agosto 1980. Infine, Balsamo chiedeva anche di rigettare, ritenendoli infondati o inammissibili, i quattro motivi di ricorso proposti dalla difesa di Segatel e i sei messi in fila dalla difesa di Catracchia.Le parti civili
“A fronte del ricorso proposto dalla difesa di Paolo Bellini ci impegneremo per controargomentare a ogni motivo di ricorso con il consueto impegno, dedicando tutti i nostri sforzi per arrivare a un risultato positivo per i familiari delle vittime e gli enti pubblici territoriali costituiti parte civile". A dirlo, commentando il ricorso in Cassazione depositato nei giorni scorsi da Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti, legali dell'ex esponente di Avanguardia nazionale condannato in primo e secondo grado all'ergastolo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, erano stati gli avvocati di parte civile Andrea Speranzoni, Alessandro Forti, Lisa Baravelli e Alessia Merluzzi.
La storia
Quella mattina d’estate la stazione di Bologna è piena di pendolari e di gente che parte per le vacanze. Nessuno immagina quello che sta per accadere. Alle 10,25 nella sala d’attesa di seconda classe il tempo si ferma per sempre. Una valigia lasciata vicino alla parete contiene una bomba ad alto potenziale. Quando l’ordigno esplode, l’ala ovest della stazione collassa. È una strage: 85 morti e oltre 200 feriti. Dalle macerie vengono estratti. i corpi, per portarli via non ci sono abbastanza ambulanze, si usano gli autobus. Il Carlino esce con un’edizione straordinaria. Il 2 agosto 1980 è una data che nessuno, in città, vorrà o potrà mai dimenticare. Il più grave attentato mai compiuto in Italia nel Dopoguerra è una ferita aperta per cui Bologna chiede giustizia. Solo negli ultimi anni, dopo decine di processi e indagini spesso inquinati dai depistaggi, i magistrati (con l’aiuto dell’Associazione dei familiari delle vittime) sono riusciti a ricostruire buona parte dello scenario. A mettere la bomba furono i terroristi neofascisti dei Nar, Giusva Fioravanti e la moglie Francesca Mambro, condannati negli anni ’90 assieme a Luigi Ciavardini. Le ultime sentenze hanno poi condannato un altro Nar, Gilberto Cavallini, e l’ex ’primula nera’ Paolo Bellini. Il mandante, invece, fu il capo della loggia massonica P2, Licio Gelli, aiutato dai servizi deviati. La strage di Bologna fu l’ultimo grande attentato della strategia della tensione. Gli imputati si dichiarano da sempre innocenti e i pm nel tempo hanno esplorato, e scartato, la cosiddetta ’Pista palestinese’.