Strage di Bologna, il faccendiere Francesco Pazienza chiede di essere sentito

E Francesca Mambro in aula ribadisce l'estraneità del gruppo. "Quel giorno eravamo tutti e quattro a Padova. Anche Falcone non credeva al nostro coinvolgimento"

Il processo per la Strage di Bologna (foto Schicchi)

Il processo per la Strage di Bologna (foto Schicchi)

Bologna, 30 maggio 2018 - “Questa città ancora subisce una menzogna enorme”. E in tutti “questi anni l’ho detto: siamo stati condannati sull’altare della necessità storica per coprire altri scenari internazionali”. E’ un fiume piena Francesca Mambro, da questa mattina sul banco dei testimoni per il processo sulla bomba in stazione del 2 agosto 1980 che vede imputato per concorso in strage l’ex Nar Gilberto Cavallini e nel quale, a sorpresa, ha chiesto di essere convocato l’ex faccendiere ed ex agente dei servizi segreti Francesco Pazienza.

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Un’audizione molto lunga, quella di Mambro, che non si chiuderà oggi, nel corso della quale ben tre pm (Enrico Cieri, Antonello Gustapane e Antonella Scandellari) stanno esaminando la Mambro, una delle tre condannate in via definitiva per la strage. “Sto ancora aspettando che qualcuno mi dica dove fossi il 2 agosto 1980, visto che in sentenza non compare da nessuna parte”, una delle repliche secche dell’ex Nar, tra molti ‘non ricordo’, battibecchi con l’accusa e i familiari delle vittime, tra il pubblico, spazientiti e rumoreggianti per alcune risposte, ogni volta che veniva tirato in ballo il terrorismo palestinese.

Mambro ha ribadito l’estraneità del gruppo alla strage, sostenendo che quel giorno tutti e quattro fossero a Padova. “Fu Cavallini a dirci che a Bologna c’era stata un’esplosione - ha detto - forse per una fuga di gas. La notizia l’aveva sentita alla radio ma solo a sera scoprimmo della bomba dalla televisione”. Fin qui una versione già sentita, ma dufferente negli anni sulle motivazioni di quella visita a Padova. E proprio questo è stato un punto sul quale Mambro ha battuto: “Eravamo a Padova, non ho mai mentito ai giudici, se avessimo fatto qualcosa avremmo avuto un’unica versione concordata”.

Sulla veridicità delle sue dichiarazioni arriva anche a tirare in ballo il giudice Giovanni Falcone: “Sa qual è il problema? È che Falcone - ha detto a Gustapane in aula - non ha mai creduto alla Strage di Bologna, come non ha creduto neanche all’omicidio Mattarella, tant’è che Valerio (Fioravanti) è stato assolto in primo e secondo grado e anche in Cassazione, che ha definito finalmente quella vicenda. Alle parole di Angelo Izzo e company non ha creduto il dottor Falcone come non credeva alla strage di Bologna. Tant’è che parlava con noi, non con gli altri”. Gustapane le ha rosposto subito che “purtroppo Falcone è morto”, ma Mambro ha aggiunto: “Però Falcone ha dato la sua disponibilità, ogni volta che ci sono stati dei problemi per quanto riguardava le indagini, e noi abbiamo sempre chiesto aiuto a tutti coloro che potevano aiutarci, perché volevamo che fosse fatta chiarezza e giustizia”.

Con Mambro sono stati affrontati diversi temi, dai viaggi in aereo fatti dalla Sicilia per risalire a Treviso a casa di Cavallini, passando per la rapina a un’armeria commessa il 5agosto 1980 per “rivendicare la nostra estraneità con Bologna” tramite un volantino mai rinvenuto: in quei giorni il Messagero, testata scelta per diffondere la rivendicazione, pare fosse in sciopero e per questo mai recuperato il volantino a firma del gruppo.

A sorpresa, però, dopo la pausa pranzo, il presidente Michele Leoni ha reso noto che in mattinata è pervenuto un telegramma, di Francesco Pazienza, ex funzionario dei servizi segreti condannato per depistaggio sjlla strage del 2 agosto e che ha chiesto di essere convocato nel processo per depositare atti e documentazione. "Chiedo cortesemente alla signoria vostra di poter essere convocato nel processo Cavallini, ex articolo 197-bis del codice di procedura penale, ove depositare atti e documentazione di possibile interesse. Con osservanza. Francesco Pazienza", è il testo del telegramma.

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