Strage alla stazione di Bologna, gli avvocati di Gilberto Cavallini rinunciano al mandato

La decisione dei legali Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini durante il processo d’appello per l'ex Nar

Gli avvocati Alessandro Pellegrini e Gabriele Bordoni (a destra)

Gli avvocati Alessandro Pellegrini e Gabriele Bordoni (a destra)

Bologna, 8 giugno 2023 – Non una protesta né una polemica, ma una critica un po’ sì. E’ quella che fanno gli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini nei confronti della Corte d’assise d’appello di Bologna impegnata nel processo all’ex Nar Gilberto Cavallini (a gennaio 2020 condannato all’ergastolo come esecutore materiale della strage in stazione che il 2 agosto 1980 mieté 85 vittime e causò oltre 200 feriti) rimettendo il proprio mandato di difensori dell’imputato. Il quale a partire dalla prossima udienza sarà difeso da un avvocato d’ufficio. 

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La decisione, annunciata oggi dopo che i due avvocati hanno depositato un’ultima memoria del loro assistito e alcuni documenti, è stata maturata dopo che all’ultima udienza la Corte aveva deciso di respingere tutte le richieste presentate dalla difesa. In primis, quelle di sentire come testimone  il terrorista venezuelano Ilich Ramirez

Sanchez, detto 'Carlos lo sciacallo’, che da tempo sostiene di avere informazioni utili sulla strage ed elementi che la collegherebbero con il disastro aereo di Ustica di pochi giorni antecedente, e di eseguire una integrazione della perizia sul Dna dei resti trovati nella tomba di

Maria Fresu, una delle vittime della bomba, per scoprire a chi appartengano.  “La nostra decisione non vuole essere una provocazione né una polemica, ma una presa di posizione dovuta al fatto che tutte le nostre richieste sono state bocciate – hanno spiegato i due avvocati –. Dunque, il nostro lavoro è di fatto terminato, poiché in aula potremmo solo ripetere quanto già ampiamente scritto nei nostri atti d'appello o già prodotto a questa Corte e in primo grado.  Tutti i documenti resteranno all’interno del processo, naturalmente; ma noi, per coerenza e rispetto nei confronti del nostro lavoro,  prendiamo questa decisione”. In particolare, proseguono gli avvocati, “chiedevamo di ampliare il quadro istruttorio per chiarire i molti punti oscuri o poco chiari di questa storia. Per cercare la verità e, di pari passo dato che riteniamo che i due elementi siano strettamente collegati, provare l’innocenza del nostro assistito. Ma ogni nostro tema è stato respinto perché ritenuto non rilevante o non utile al processo. Non c’è altro che possiamo fare”. 

Bordoni e Pellegrini hanno inoltre fatto sapere di avere chiesto di nuovo (come già fatto durante il processo di primo grado, invano) alla Presidenza del Consiglio di desecretare il carteggio dei Servizi segreti (Sismi e Sisde) sul periodo 2 luglio-23 settembre 1980 e che riguarda “il post-Ustica, i missili Strela, il 2 agosto e la morte dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo”, o, in subordine, di potervi accedere. E di aver chiesto alla Corte che, fuori dal processo, il consulente di parte professor Giardina possa analizzare i campioni prelevati dalla tomba di Maria Fresu per scoprirne più informazioni possibili, come etnia e provenienza, colore degli occhi, dei capelli e della pelle.  

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