
Due agosto 1980, ore 10.25: una bomba esplose alla stazione di Bologna. Bilancio tragico:. 85 morti, 200 feriti
Sono passati 45 anni e finalmente sulla strage del 2 agosto si può scrivere la parola ‘fine’. Almeno dal punto di vista giudiziario. Ieri, i giudici della sesta sezione della Cassazione hanno reso definitiva la condanna all’ergastolo per Paolo Bellini, la Primula Nera reggiana, ex esponente di Avanguardia Nazionale, accusato di concorso nella strage della stazione che provocò 85 morti e oltre 200 feriti. Per lui, ritenuto ‘il quinto uomo’ della strage, "non c’è stato nessun giudice a Berlino", si sono limitati a dire gli avvocati difensori Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti. I giudici hanno anche ribadito la condanna a sei anni per l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel (avvocato Gabriele Bordoni) per depistaggio (ieri è stato arrestato e portato in carcere) e a quattro anni per Domenico Catracchia, amministratore di alcuni condomini di via Gradoli a Roma, per false informazioni al pm. Con questa sentenza, possiamo dire di "aver chiuso un cerchio. Abbiamo i mandanti, i protettori degli esecutori e gli esecutori. Se mai si studierà il dopoguerra italiano questa sentenza farà parte della storia. Si dice che il piano di Rinascita di Gelli era un piano golpista", commenta Paolo Bolognesi, 81 anni, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime, mentre si avvia al suo ‘ultimo 2 agosto’ dopo 29 anni: al posto di quello che è stato lo storico presidente (dopo Torquato Secci), infatti, ci sarà Paolo Lambertini, figlio di Mirella Fornasari, una delle ragazze della Cigar. "È la fine di un’epoca", dice Bolognesi, che resterà presidente onorario.
E se questa può dirsi la fine, sì, della lunghissima inchiesta che ha visto varie e articolate fasi, molto travagliate, di indagini e di processi – dal primo ai Nar (durato 15 anni) al processo Ciavardini, poi quello sui depistaggi, e ancora, dall’archiviazione della ‘pista palestinese’ al processo Cavallini e, infine, l’inchiesta su Bellini e i mandanti, a partire da Licio Gelli –, non si può ancora parlare di ‘pacificazione’. È il pensiero dei familiari delle vittime: la verità è scritta, ma resta una parte da svelare. "C’è il perdono che è una cosa personale", ma "la pacificazione oggi è un assurdo – le parole di Bolognesi –, ci potrà essere solo con la verità completa, quando si saprà tutta. Parlare ora di pacificazione vuol dire offendere le vittime". E aggiunge: "Io me lo ricordo quando i soci dell’associazione hanno firmato" per risalire ai mandanti. "Ci credevamo, non era una barzelletta quel che volevamo provare a dimostrare". E oggi si è arrivati a quel punto fermo: è stato comprovato che "i terroristi fascisti hanno fatto la strage, ideata e finanziata dai vertici della P2, protetta, coperta e aiutata dai vertici dei servizi segreti iscritti alla loggia massonica". A gennaio, era stato il turno dell’ex Nar Gilberto Cavallini, il ’quarto uomo’: anche per lui è diventato definitivo l’ergastolo in Cassazione. Oltre a Bellini e Cavallini, erano stati già condannati in via definitiva gli altri Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. I cinque esecutori materiali. I mandanti della strage, invece, per i giudici furono Gelli, capo della P2, il suo braccio destro Umberto Ortolani, Federico Umberto d’Amato, ex capo Ufficio Affari riservati del Viminale, e il giornalista ed ex parlamentare Mario Tedeschi. Questi ultimi non sono stati processati perché già morti quando si è aperto l’ultimo capitolo giudiziario. "Ormai la storia è chiara ed è scolpita nel marmo della giustizia – così Matteo Lepore, sindaco di Bologna –. La P2, apparati dello Stato, servizi segreti e ambienti della destra di allora sono le menti perverse e criminali dietro alla strage, eseguita da terroristi neri. Adesso tocca a politica e istituzioni prendere atto di queste sentenze e inginocchiarsi di fronte ai familiari delle vittime".
"Non mi pare ci sia una novità – commenta Ignazio La Russa, presidente del Senato –. In epoca recente ho dichiarato che le sentenze hanno già attribuito alla strage la matrice fascista".