"Strage, i Servizi sabotarono le indagini"

Le motivazioni dell’ergastolo a Cavallini: "Tutte le menzogne dei Nar". E sulla scelta della data: "Per celebrare la nascita del nazismo"

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di Nicola Bianchi

La menzogna, scrive il presidente della Corte d’Assise Michele Leoni, "è come uno stupefacente". E per continuare "a farne un uso sistematico, occorre aumentare la dose". Di "menzogne" si sarebbero cibati i Nar condannati per la bomba alla stazione del 1980: Valerio Fioravanti, Luigi Ciavardini, Francesca Mambro e Gilberto Cavallini. Non un gruppo di "spontaneisti", non certamente "quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo" a suon di "bombe e depistaggi".

Servizi e ricatti. Bensì – si legge nelle 2.118 pagine di motivazioni, a tratti trancianti su alcune valutazioni e critiche contro parte dell’operato della Procura, dell’ergastolo per il ’Negro’ Cavallini – "terroristi" finanziati dai soldi di Gelli e della P2 e coperti da una rete di Servizi deviati. I quali "non si limitarono a fare ostruzionismo alle indagini della magistratura negando informazioni", ma "le boicottarono e sabotarono con false comunicazioni e depistaggi". L’ex membro di Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, Vincenzo Vinciguerra, condannato per la strage di Peteano, viene tirato in ballo più volte nel ’trattato’ della Corte a proposito del silenzio che va avanti ancora oggi in una "logica del ricatto". "Ci sono persone che conoscono determinati fatti, – disse in aula il 16 ottobre 2019 –, chiamiamoli determinati segreti, ma altre ne conoscono anche sul loro conto. Loro sono coinvolti. Quindi questi possono ricattare per essere protetti, ma gli altri li possono ricattare per obbligarli a tacere". Perché le dinamiche, scrive Leoni, "e le ragioni del passato devono continuare a restare blindate". Per un terrorista, "confessare" contatti "diretti o indiretti con i Servizi", voleva dire "morire".

Alibi per forza. La mattina del 2 agosto, Cavallini e i Nar raccontarono di essere andati da Villorba (casa di Cavallini e Sbrojavacca, ndr) a Padova e a Lido di Venezia; da qui, poi, Padova e Villorba. "Un percorso astruso e senza senso", dove non si capisce "per quale motivo Cavallini dovesse allungarlo a dismisura arrivando a Padova al solo fine di levare a Fioravanti, Mambro e Ciavardini la voglia di farsi una passeggiata". Per la Corte, inoltre, è "assolutamente falso" che Cavallini si sia poi "assentato per andare al Lido da Zio Otto". Qualora l’avesse fatto, "non era con Mambro, Fioravanti e Ciavardini a Padova". All’alibi "fasullo", per il killer del giudice Amato, pensò Carlo Digilio, "l’armiere di fiducia" di Cavallini. "Tutte le menzogne di Digilio miravano a un solo risultato: la collocazione della venuta di Cavallini, guarda caso quella mattina in un orario incompatibile con la presenza di questi a Bologna al momento dell’esplosione". L’esigenza prioritaria era una: "Far quadrare l’alibi di tutto il gruppo Nar". E a Cavallini non rimase altro "che concepire un suo immaginario (e innominabile) Sub quale armiere di fiducia. Per salvare il gruppo. Ma salvare il gruppo significava salvare la ragion di Stato".

L’esplosivo. Un intero capitolo delle motivazioni viene dedicato all’esplosivo usato alla stazione. "Certo è che esisteva una rete che comprendeva terroristi nonché esponenti militari di alto rango", all’interno del quale "circolavano ingenti quantità di esplosivo (in particolare tritolo)". In questi circuiti "vi era chi lo estraeva, chi lo sapeva trattare, chi lo trasportava". E fra i "massimi detentori e trafficanti vi erano Massimiliano Fachini e il suo figlio putativo Cavallini".

L’amore per Hitler. Cavallini che "aveva concepito una vera e propria idolatria verso Hitler". Lo direbbero "le sue agende e la bibliografia". Un ’amore’ che direbbe molto anche sulla scelta della data, il 2 agosto, per la strage. "Obbligatorio chiedersi – per Leoni – se essa sia avvenuta in coincidenza dell’anniversario di un evento particolarmente significativo per la destra eversiva". Disse Fioravanti nel 1986: "Gli anniversari si celebrano in una certa maniera". Nel 2018 aggiunse: "Gli attentati venivano fatti per celebrare eventi... Insomma, il giorno in cui è morto qualcuno si fa qualcosa di simile". Accadde per l’omicidio Amoroso, spiegherà Cavallini, "programmato per la ricorrenza della morte di Sergio Ramelli". La storia degli attentati della destra eversiva, precisa la Corte, "è disseminata di anniversari". Anche Giovanni Falcone aveva ben chiaro che il 2 agosto poteva nascondere significati "che andavano al di là del solo intento di provocare una carneficina, puntando su un sabato d’estate in una stazione affollata". La ricorrenza, dunque? "La fine della Repubblica di Weimar – per i giudici – e la contestuale nascita dello Stato assoluto e della figura del Fuhrer in capo a Hitler". Per la storia la data ufficiale "del regime nazista".

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