Strage, il giorno della memoria "Verità. E dopo 42 anni non è finita"

Migliaia in corteo lungo via Indipendenza. Bolognesi: "Depistaggi e falsità da uomini di Stato anche al 2021". Poi la stoccata: "L’indagine sui mandanti i potenti non la volevano". Il ministro: "Una legge per le vittime"

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di Nicola Bianchi

Ci sono i mandanti, Licio Gelli e la P2. Ci sono gli esecutori: Francesca Mambro, Giusva Fioravanti (ergastolo, definitivo), Luigi Ciavardini (30 anni, definitivo), Gilberto Cavallini e Paolo Bellini (ergastolo, primo grado). Ci sono le coperture dei Servizi deviati. "E dopo 42 anni – grida dal palco, allestito in piazza Medaglie d’oro dove il 2 agosto 1980 una bomba cancellò la vita di 85 persone e fece oltre 200 feriti, Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage – non è finita. Ora i politici che hanno coperto e permesso l’orrore".

Bologna non dimentica, "non si gira dall’altra parte e scende in piazza", dice con orgoglio il sindaco Matteo Lepore. Quella Bologna "colpita a morte ma sempre pronta a rialzarsi e a combattere fascismo, terrorismo, razzismo". E quello "Stato marcio che per 42 anni ha offeso la democrazia". In prima fila, tra i migliaia del corteo in via Indipendenza, ci sono loro, i parenti delle vittime. Da Roma, per il Governo uscente, ecco invece il ministro Patrizio Bianchi: "Dalla strage del 2 agosto fino all’omicidio Biagi, – spiega – sono stati tutti tentativi messi insieme dall’infame impasto di fascismo, terrorismo, criminalità comune e istituzioni deviate, che dovevano minare nella profondità la nostra democrazia. Ma Bologna ha dimostrato di essere quella città partigiana e repubblicana che ancora una volta ha insegnato al Paese che la nostra Costituzione non è un pezzo di carta". Tocca al governatore Stefano Bonaccini: "Insieme all’associazione dei familiari abbiamo contribuito ad un unicum, versando nell’Archivio di Stato tutti i fascicoli dei processo dal 1971 in poi, per terrorismo eversivo, stragismo, che hanno permesso di terminare il lavoro della strage del 2 agosto, dell’Italicus e della Uno bianca. Un contributo per la verità".

Verità che trasuda nel messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: "La matrice neofascista è stata accertata in sede giudiziaria e passi ulteriori sono stati compiuti per svelare coperture e mandanti per ottemperare alla inderogabile ricerca di quella verità completa che la Repubblica riconosce come proprio dovere". Della "memoria" hanno parlato i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati nei loro scritti inviati al sindaco Lepore: "Pagine che abbiamo il dovere di ostinarci a scrivere e tramandare con parole di verità e giustizia, sul piano giudiziario e storico".

Durante la camminata da Palazzo d’Accursio alla stazione si stringono mani, si trova una parola di conforto per i parenti, scrosciano lunghi applausi. Non manca il gotha della politica bolognese, tra loro anche il senatore Pier Ferdinando Casini con l’ex sindaco Virginio Merola e il deputato Dem Andrea De Maria che (come ha fatto in aula il collega di FdI Galeazzo Bignami) lancia un appello al futuro Parlamento: "Si impegni ad approvare una legge per le vittime del terrorismo", deflagrata ancora una volta al fotofinish. Mentre per Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, "onorare le vittime resta un dovere morale, ma c’è una sete di giustizia che resta inappagata".

Ma il finale di giornata è tutto di chi, da 42 anni, lotta con ogni forza: Paolo Bolognesi. "Avevamo ragione – chiosa rivendicando l’esito del processo ai mandanti e a carico del quinto esecutore, Bellini – quando richiamavano l’attenzione sull’eversione di destra, sulla P2, sui depistaggi, mentre molti accreditavano la pista palestinese con uno stillicidio di varianti". Depistaggi "andati avanti con uomini dello Stato anche nel 2021". Non mancano le stoccate: "Il processo ai mandanti per molti potenti non si doveva fare. La Procura – sottolinea nel suo discorso – voleva archiviare tutto il carteggio della nostra associazione, ma la Procura generale ha scelto di avocare l’indagine e di fare la propria parte, colmando enormi e macroscopiche lacune". Procura generale ieri rappresentata dalla reggente Lucia Musti: "Non ci si può fermare ad una prima o una seconda risposta. Bisogna andare avanti. E questo vale per tutte le stragi e la requisitoria di Bologna può fare scuola, perché il nostro lavoro è stato a 360 gradi, oltre la strage di Bologna".

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