Strage, il ‘quinto uomo’ Bellini a processo Niente nuova perizia sul frammento del video

L’ex di Avanguardia Nazionale rinviato a giudizio: concorso con i Nar. La difesa: "Ci aspettavamo un proscioglimento". Prima udienza il 16 aprile

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di Nicola Bianchi

Per la strage alla stazione ci sarà un altro processo. "E non sarà l’ultimo", giura Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione delle vittime dell’orrore del 2 agosto 1980. Tra i tre nomi alla sbarra, c’è quello di Paolo Bellini (al centro), per la Procura generale il "quinto uomo" della bomba con gli ex Nar Giusva Fioravanti e la moglie Francesca Mambro (ergastoli definiti), Luigi Ciavardini (30 anni definitivi) e Gilberto Cavallini (ergastolo, in attesa dell’Appello). Dall’aver depistato le indagini, invece, dovrà difendersi l’ex capitano dell’Arma Piergiorgio Segatel, mentre dall’aver detto il falso ai magistrati Domenico Catracchia, l’amministratore di condominio di via Gradoli a Roma, dove transitarono i Nar (imputato per depistaggio anche l’ex generale del Sisde, Quintino Spella, deceduto di recente).

"Il nostro lavoro". "Un primo passo importante, – spiega al l’avvocato generale Alberto Candi che ha sostenuto l’accusa con i colleghi Nicola Proto e Umberto Palma – ora a giudizio si discuterà nel merito approfonditamente. Questa indagine non l’abbiamo fatta per secondi fini, come ci era stato in qualche modo rimproverato dalla difesa di Bellini. Bensì perché riteniamo di aver elementi precisi contro l’imputato e per la ricostruzione complessiva della vicenda". Tanta la soddisfazione di chi nel 2017 si avocò l’indagine sui mandanti, di fatto revocando la richiesta di archiviazione della Procura ordinaria, e il 5 febbraio 2020 chiese (invano) l’arresto dell’ex primula nera reggiana. Ma Candi – che non dimentica "il procuratore Ignazio De Francisci e tutti i colleghi" di Palazzo Baciocchi per l’extra lavoro e per il supporto ricevuto – non parla di "grande vittoria", come solleticato da qualche cronista. Semplicemente "la Procura generale ha fatto il suo lavoro e basta".

L’aviere alla sbarra. Il 16 aprile alle 9, dunque, si ripartirà da Paolo Bellini. "L’uomo nero", 68 anni, già collaboratore di giustizia ma uscito da ogni programma di protezione, per la strage di Bologna venne prosciolto il 28 aprile 1992; il 19 febbraio 2019 la Pg aveva però chiesto la riapertura dell’indagine, accolta il 28 maggio. L’aviere di Reggio Emilia, "succube del padre" e vicino ai Servizi, sarebbe uno degli esecutori del massacro costato "un milione di dollari", in concorso con i Nar e con mandanti, finanziatori e organizzatori, oggi morti: l’ex capo della P2 Licio Gelli, il suo braccio destro Umberto Ortolani, poi Federico Umberto D’Amato, capo dell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, e il direttore del ’Borghese’ Mario Tedeschi.

Le prove. Vari gli assi dell’accusa ("e non sono i soli"). Primo: un fotogramma ripreso dal Super 8, girato da Harald Polzer prima e dopo la bomba, che riprenderebbe Bellini. "Ma io – si difende lui – sono estraneo e lo dimostrerò". Nel mazzo della Pg, poi, ci sono una catenina, le parole del leader di Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi ("un aviere portò la bomba a Bologna"), il riconoscimento dell’ex moglie ("sì, purtroppo è lui alla stazione") e una serie di intercettazioni della famiglia, vero e proprio "clan" capace di creare "una rete di protezione saldissima" attorno a Bellini. Alias Roberto Da Silva, che racconta che quel maledetto 2 agosto "ero al Tonale".

"Io, innocente". Il gup Alberto Gamberini ha rigettato la richiesta di una nuova perizia su una foto presentata dall’avvocato Manfredo Fiormonti: "Ma ne riparleremo a dibattimento – il suo commento –. Oggi? Ci aspettavamo un proscioglimento". Diverso il sentimento del collega di parte civile, Andrea Speranzoni: "La decisione del gup – dice chi rappresenta l’Associazione – conferma la tenuta del quadro accusatorio e che quell’opposizione alla richiesta di archiviazione, poi avocata, oltre che doverosa fu opportuna. Abbiamo i primi tre imputati, ma c’è anche un secondo troncone di indagine in corso". Soddisfatti anche il sindaco Virginio Merola ("avanti, sempre al fianco dei familiari delle vittime") e la consigliera Federica Mazzoni, sempre in aula durante i cinque passaggi della preliminare in rappresentanza del Comune: "Giornata storica, una vittoria di tutti i bolognesi".

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